“The Hunt” è la nuova pietanza uscita dalle cucine di Blumhouse

Un mix di ingredienti, o meglio brandelli di carne umana. Perché sì, questo film di Craig Zobel (regista newyorkese che ha firmato opere come Sopravvissuti, del 2015, o la recentissima serie tv Omicidio a
Easttown, dell’anno corrente) è un concentrato di violenza e irriverenza, ironia e ferocia cinematografica che non lascia spazio all’immaginazione.
Ma la visione non è fine a se stessa, poiché affronta in modo imponente una sorta d’intrighi
politici trattati con acuta sottigliezza e ignominie proprie dell’essere umano che serpeggiano
tutt’oggi nella versione reale del nostro mondo.

Le inquadrature adottate da Zobel, a volte in piani stretti e ben serrati, assicurano un ritmo incalzante e sfrenato, promettendo allo spettatore un divertissement visivo che merita di essere fruito.
Il tema principale è la caccia all’uomo; espediente trito e ritrito nell’ambito della narrativa
generale che necessita – ogni volta che qualcuno decida di farne il fulcro della propria idea – di un’originalità nuova di zecca. E The Hunt questa sua personale e anticonvenzionale
interpretazione dell’argomento di cui sopra l’ha trovata eccome. Perché, tra commedia nera e grottesco, azione e survival dai connotati politici, The Hunt slitta verso uno sviluppo
narrativo astuto e peculiare. Quello che Zobel crea per le macchine da presa, infatti, non è solamente un esercizio di stile o l’ennesimo mero tripudio grafico all’insegna dello splatter e del gore, ma una vera e propria ascesa tematica e narrativa interessante, in cui è evidenziato in maniera modesta ma dirompente al contempo, un arco di trasformazione del personaggio di cui Dara Marks andrebbe fiera.
E quando tutto sembra ormai palesato e scontato, il racconto prende una piega che al posto di rovinare l’abito lo esalta come un capo d’alta moda – ed è proprio questa piacevole sensazione di spiazzamento e di smarrimento il suo punto di forza.

La storia gode di una salda sceneggiatura scritta dal “Padre” di LOST, Damon Lindelof, insieme al suo collega Nick Cuse – tratta dall’omonimo racconto “La partita più pericolosa” di Richard Connell, del 1924 – e ruota attorno a un “gioco” tanto segreto quanto perverso, che vede dodici sconosciuti prelevati dalle proprie vite e rilasciati in un grande parco circondato da recinti elettrificati. Intimati a fuggire da un gruppo di “cacciatori” – che si scopriranno essere dei ricchi elitari amanti dei safari umani – dovranno sopravvivere alla follia di questi assassini come nel più canonico degli hide and seek.
La storia s’inoltra in territori pericolosi e assai moderni, dal sottotesto sociale che demarca in modo chiarissimo la differenza tra le classi che si scontreranno in questa partita all’ultimo sangue; in poche parole: il Popolo da una parte e il Gotha dall’altra.

Non è un caso che perfino Donald Trump intervenne su Twitter nel 2019. Non nominò il film apertamente, ma le frecciatina all’establishment hollywoodiano fu eloquente visti i temi trattati.

the hunt recensione

 

Protagonista indiscussa è Crystal Creasey, un’armigera sotto mentite spoglie che, per l’appunto, si trasformerà molto presto da preda a predatrice. La sua personale fuga dal terreno di gioco in cui sembra intrappolata, la porterà poi a vendicarsi degli organizzatori della granguignolesca battuta di caccia di cui lei è, forse, il trofeo più ambito.

Il finale del film si snoda in un rocambolesco climax avvincente nel quale svariati plot twist
s’annidano dietro l’angolo, per terminare con un notevole catfight – che, forse come tributo, strizza l’occhio al Tarantino di Kill Bill – nel quale la Debbie Eagan che ricordiamo in GLOW (Betty Gilpin) affronta con grinta e tenacia una Hilary Swank che ancora incassa bene dai tempi di Million Dollar Baby.

The Hunt è un film positivamente disturbante, in cui non coesistono Bene o Male, Paradiso o Inferno, Principesse o Mostri, ma solo i cacciati (personaggi che farebbero un favore al mondo se scomparissero dalla faccia della  Terra) e i cacciatori (gente benestante e annoiata che uccide per svago); in pratica due fazioni di una stessa società, folle e marcia fino al midollo che se ne daranno di santa ragione per novanta sanguinolenti minuti di pura tensione.

Recensione a cura di Simone Bocci

 

Fonte: IMDb