Exclusive - A Slimmed-Down Jake Gyllenhaal Begins Filming 'Nightcrawler'

Le vie della traduzione italiana sono proprio terminate.
Partendo da questo semplice concetto, possiamo trarre la logica conclusione che il film Nightcrawler (certamente qualcuno ricorderà una canzone dei Judas Preist, oppure un personaggio degli X-Men, figlio di Mystica e del mutante Azazel), il cui titolo letteralmente tradotto significa ‘Demone notturno‘, in realtà viene distribuito nelle sale italiane come “Lo sciacallo”.
Nessuna definizione fu mai così distorta, perché nel film scritto e diretto da Dan Gilroy, il protagonista assoluto Jake Gyllenhaal è un vero demone, un gufo della notte che vive e agisce nelle ore più oscure, proprio quando “La città dorme”, tanto per riprendere un classico del genere diretto dal maestro Fritz Lang.
La storia è incentrata sulla vita del giovane disoccupato Lou che per sbarcare il lunario inizia a compiere piccoli furti, fino al giorno in cui assiste quasi per caso ad un incidente stradale e capisce che il suo unico scopo è quello di diventare un “Citizen Journalist”, ossia un reporter in grado di filmare atti violenti perpetrati nella sua città e vendere le immagini in esclusiva ai network televisivi. L’ingresso in questo nuovo mondo, lo porterà ad entrare in un circolo vizioso e ad espandere una nube di cinismo che prenderà possesso della sua persona.
“Imparo in fretta il mestiere” ribadisce il protagonista durante il film. E infatti, con un corso di marketing nel curriculum, un acuto spirito d’osservazione e sfrenate ambizioni, Lou svilupperà una capacità di apprendimento tale da spingerlo sempre di più a varcare la soglia del limite, lasciandosi alle spalle il pericolo con una calma disarmante, in perfetto stile british.
Il regista Gilroy (da non confondere con il fratello Tony da tempo inserito nel viatico cinematografico con le sceneggiature dei primi tre The Bourne e la supervisione del più recente The Bourne Legacy), si trova di fronte al suo debutto dietro la macchina da presa.
Un esordio sorprendente, unito alla scelta di legare l’immagine del suo film a quella di un star mondiale del calibro di Jake Gyllenhal. Sicuramente un ottimo punto di forza da cui partire.
L’incipit del film è inserito perfettamente al servizio della narrazione, nella quale assistiamo ad una crescita costante e graduale della tensione. L’asticella è rivolta sempre verso l’alto, e lo dimostrano le atmosfere scure e tenebrose che dominano gli eventi.
Lo stile è analogo a quello visto nei thriller Collateral (Michael Mann), Zodiac (David Fincher) e Locke (Steven Knight) dove la suggestione del buio, la fotografia sfocata e realistica rendono il film una panoramica spettacolare di ombre e luci che brillano nella metropoli californiana.
Il paragone con l’animale predatore inizialmente sembra azzeccato, ma subito dopo il protagonista lo trascende e si trasforma in un vero e proprio spirito malvagio, senza nessun tipo di umanità, sentimento e possibilità di redenzione.
La sua figura mette i brividi e trasmette uno stato di inquietudine che accompagna lo spettatore per tutto il racconto del film. Il look stravagante, l’occhiale pop alla moda, il capello curato con tanto di tirabaci, potrebbe riportare alla memoria il ‘mefistofelico’ Dorian Gray di Oscar Wilde, nella sua diretta evoluzione contemporanea. La trasformazione estetica nell’abbigliamento, i suoi acquisti tecnologici, una nuova Ford Mustang rosso fuoco, il potere dei soldi e la brama di successo rappresentano la svolta della sua vita senza morale. Ma la parte più deviata rimane la sua lucida follia che lo conduce dove altri non osano andare.
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Il lungometraggio si presenta come un noir metropolitano ma, similmente alla personalità di Lou, oltrepassa il genere poiché risulta lo specchio di una critica feroce rivolta alla nostra società capace solo di creare mostri. Internet, la televisione, il denaro, la mancanza di cultura (nella casa del protagonista non esiste nemmeno un libro, solo dei computer e una pianta) sono elementi chiari che porteranno al disfacimento totale senza alcuna possibilità di salvezza. Le inquadrature fisse sugli occhi sbarrati del protagonista aiutano a comprendere meglio la sua vera natura, di un novello carrierista senza etica che trova nelle disgrazie altrui il compiacimento da cui trarne guadagno anche attraverso meccanismi estorsivi. È significativo in tal senso il rapporto che instaura con la giornalista televisiva Nina, interpretata dall’ammaliante Rene Russo, sempre alla caccia di notizie scioccanti; due facce della stessa medaglia come nel film Gioco a Due con Pierce Brosnan.
Il sogno americano, quel “The World is Mine” che 30 anni fa aveva accecato lo ‘sfregiato’ Tony Montana, si è quindi tramutato in un incubo ad occhi aperti. Il cinismo e l’indifferenza verso gli altri porteranno alla realizzazione delle proprie aspettative lavorative ed economiche. La frase che Lou dice durante il film è emblematica e rappresenta l’essenza della storia ” Non è una buona cosa se mi incontri di notte”.
L’assoluta mancanza di sentimento, la freddezza dello sguardo e un ghigno psicotico stampato sul viso, porteranno con buona probabilità l’attore americano a contendersi la celebre statuetta nella prossima notte degli Oscar.
Andrea Rurali & Cristiano Crippa

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