È l’Italia con i suoi pregi (pochi) e i suoi difetti (tanti) il bersaglio focale del re Mida del cinema italiano, Checco Zalone, che torna sul grande schermo dopo quasi tre anni da Sole a Catinelle (pellicola di maggiore incasso della storia del nostro paese con oltre 51 milioni di euro totalizzati) con il ritratto contemporaneo e cinicamente imperfetto di Quo Vado?.
Diretta dall’immancabile Gennaro Nunziante, autore dei tre lungometraggi interpretati dall’istrione di Bari, la commedia preserva l’imprinting spensierato ed esalta, con fierezza e umorismo, la figura dell’italiano medio, poco incline alla cultura e all’erudizione, stereotipo fortemente abusato nelle produzioni italiane degli ultimi decenni.
Il tentativo di riproporre la formula vincente del comico televisivo trapiantato al cinema e valorizzato come One Man Show, capace di utilizzare i classici luoghi comuni per canonizzare lo spaccato sociale (governato dai social e dalle relazioni virtuali), sembra funzionare nonostante Zalone e Nunziante decidano di spostare il baricentro dell’azione fuori dai confini nostrani, preservando il linguaggio e lo scheletro narrativo dei precedenti film, senza perdere di vista l’obiettivo prioritario: il successo.

quo vado checco zalone Zalone-scrivania-Sardegna@MaurizioRaspante

Alla base di tutto, c’è sempre l’ironia e la comicità genuina – e grossolana – così come la storia d’amore tra il protagonista e la sua ‘preda’ sentimentale. Quo Vado? cerca di guardare avanti, di spingersi oltre i confini dell’Italia e della sua tradizione cinematografica, conservando sia la forma sia la sostanza. Ad essere presa di mira è questa volta la pubblica amministrazione che, complice una rigida procedura di riduzione del personale, è costretta a sfoltire l’organico e a offrire ai propri dipendenti un indennizzo economico. Fra i numerosi impiegati, l’unico a desistere al pressing statale è Checco, cultore indiscusso del ‘posto fisso’ e per nulla deciso a rinunciare al suo lavoro, che verrà trasferito nei luoghi più disparati della penisola, fino a giungere al Polo Nord, per indurlo ad accettare l’offerta. Ma nonostante ciò, lontano dalla famiglia e dalla tanto amata terra natia, incontrerà Valeria (Eleonora Giovanardi), una ricercatrice del CNR, che sconvolgerà la sua vita, portandolo persino ad esplorare il continente africano.
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L’idea di trasporre al cinema una messa in scena teatrale adattata per la tv, e con sé le logiche delle gag, siparietti e sketch esilaranti, è la chiave del successo di Checco Zalone, utilizzata sin dall’esordio nel 2009 con Cado dalle Nubi. I primi passi sui palcoscenici regionali, agli albori della carriera, hanno contribuito alla creazione del suo personaggio grottesco e iperbolico che deve la sua ispirazione alla macchietta eccentrica di Piero Scamarcio incarnata dal collega e attore Emilio Solfrizzi. La struttura del suo alter-ego è un concentrato spasmodico e meta-cinematografico dei grandi mattatori della tradizione italica, a partire da Totò, da cui assimila la lezione lessicale e i giochi di parole, fino ad arrivare al molleggiato Adriano Celentano, dal quale riprende la doppia veste di cantante e attore. Zalone si trasforma in Quo Vado? nell’antitesi del Fantozzi di Paolo Villaggio: per quanto sia vessato e stritolato dal sistema, tenta di reagire cercando di vedere il bicchiere mezzo pieno  per far emergere il buono anche dalle circostanze più avverse, diversamente dall’accentuazione parodistica, ai limiti del non sense e del primordiale, di Maccio Capatonda in Italiano Medio.

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Il fenomeno Zalone è strettamente legato al responso del pubblico che, puntualmente, all’uscita di ogni suo film, si riversa nelle sale per ammirare le gesta del comico pugliese, maschera caricaturale di un’Italia sempre più piegata da lacune e ingerenze sociali. L’eclettico artista comprende l’esigenza degli spettatori che, ieri come oggi, ha ancora voglia di vedere quello che il cinema proponeva in passato. I numeri e record al box office danno sicuramente ragione a Zalone e rispecchiano la tendenza nazionalpopolare di fruire il mezzo “cinema” in modo fugace e sistematico, come semplice contenitore di risate e divertimento. È un male o un bene? Considerando il successo e gli incassi rastrellati da Zalone, la risposta propende decisamente per la seconda.

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