La dissolvenza del lavoro

Titolo: La dissolvenza del lavoro. Crisi e disoccupazione attraverso il cinema

Autore: Emanuele Di Nicola

Casa editrice: Ediesse

Pagine: 148

Prezzo: 14 euro

Giovani, guardiamoci intorno. Cosa caratterizza la nostra società? La tecnologia, anche quella più alienante? Certo, non si spiegherebbe altrimenti l’imperituro successo di una serie TV come Black Mirror. Ma proviamo a guardare più attentamente. A segnare il XXI secolo è soprattutto la mancanza di lavoro. Una falla del sistema che rende i consigli ricevuto sin in tenera d’età di sognare in grande, che il talento paga, promesse illusorie; tutti specchi per le allodole che colpiscono indirettamente ogni membro della società, dal più giovane al più maturo, uomini e donne, laureati o esodati.
È dal 2008, anno in cui la crisi economica ha trovato lo spiraglio necessario per uscire in tutta la sua forza distruttrice e disillusa e che ancora ci tiene stretti tra le sue morse, che ogni sogno, o ambizione, viene abbattuto come un piattello al tiro al volo. Finestra sulla realtà, ma anche filo precario su cui camminano finzione e verità, il cinema ha da sempre giocato il ruolo di fautrice della nostra immaginazione e di spinte denuncianti situazioni e momenti delicati attraversati dalla nostra società.

Dopo quello firmato da Roberto Lasagna, anche Emanuele Di Nicola (critico di cinema per siti come “Gli Spietati”) decide di indagare il legame sempre più stretto tra cinema e lavoro nel suo nuovo libro La dissolvenza del lavoro. Crisi e disoccupazione attraverso il cinema edito da Ediesse. Dalle più disparate tipologie di contratto, ai lavori precari o del tutto mancanti, fino a conseguenze drammatiche come il mobbing o il licenziamento, non vi è un aspetto che il cinema non ha trattato. Ed è partendo da questo ampio bacino di analisi e contenuti che nel suo La dissolvenza del lavoro Di Nicola decide di rapportarsi con attenzione e onestà intellettiva verso un universo come quello cinematografico pronto a mostrare condizioni intollerabili ora con un sorriso, adesso con uno sguardo severo. Senza ostentare le proprie conoscenze ma mettendole al servizio del lettore, l’autore suddivide la propria opera in compartimenti stagni secondo tematiche diverse e da trattare eleggendo per ogni categoria titoli che più le esemplificano. Abbiamo dunque il capitolo inaugurale dedicato alla disoccupazione (e qui non poteva mancare Full Monty, ma anche l’italiano Giorni e Nuvole) seguono “I precari” (interessante come l’autore analizzi la trilogia di Smetto quando voglio di Sydney Sibilla) “Le donne” (e qui il divario USA-Europa è ben marcato dalla comparazione de Il diavolo veste Prada e Due giorni, una notte) “I lavoratori maturi”, “I manager” e infine “La metafora” (e sì, a essere analizzata in maniera del tutto inedita c’è anche la trilogia di Cinquanta sfumature). Stando a quanto ben sottolineato da Di Nicola, il cinema diventa dunque un osservatorio privilegiato della vita degli ultimi e inascoltati che ritrova nel film di Brizé La legge del mercato il suo massimo epitome.

Con acume e professionalità l’autore si muove tra ogni singola pellicola con fare critico senza per questo perdere di vista il suo principale obiettivo, ossia analizzare come il singolo film comunichi e sintetizzi la precaria (in tutti i sensi) situazione lavorativa in ogni branca della società. Nel far questo Di Nicola non solo suggerisce nuovi punti di vista e riflessione, ma spinge il lettore ad accendere il proprio dispositivo (TV, iPad, Pc) e (ri)vedere le pellicole trattate, raggiungendo così il suo duplice scopo: indagare come il cinema si sia approcciato al mondo del lavoro divenendone il portavoce, ma anche convincere i suoi lettori di guardare con occhi diversi le pellicole oggetto del suo studio.
Ora più che mai La dissolvenza del lavoro si dimostra un volume da non perdere in cui è facile immedesimarsi e perdersi tra le sue intense pagine.