Indro Montanelli

Titolo: Indro Montanelli e il cinema. Un contadino toscano candidato all’Oscar

Autore: Rinaldo Vignati

Casa editrice: Mimesis

Pagine: 267

Prezzo: 22 euro

Quella di Indro Montanelli è stata un’esistenza che, come una matriosca della vita, inglobava in sé tante piccole sotto-esistenze. Dalla politica alla letteratura, non c’è stato un campo in cui questo “contadino toscano” non abbia toccato con eleganza e sapienza. E tra questi campi in cui la firma di Montanelli ancora si legge in maniera distinta e netta, c’è anche il cinema.
Nato a Fucecchio (Firenze) il 22 aprile del 1909, quando Alberto Mondadori lo chiamò al settimanale “Tempo” per scrivere di cinema, Montanelli scelse lo pseudonimo Calandrino (ispirato al personaggio del Decameron di Giovanni Boccaccio) per firmare i suoi articoli. Nonostante tra Montanelli e il cinema vigeva un legame particolare, perché contraddittorio e un po’ altalenante, il giornalista non disdegnò di scriverne, sia in qualità di recensore (benché non si sentisse mai veramente baciato dal fuoco del critico) che come sceneggiatore.
Ed è proprio indagando questo lato oscuro e spesso dimenticato della carriera di Indro Montanelli che Rinaldo Vignati ha deciso di dedicare il suo ultimo volume pubblicato da Mimemis Edizioni intitolato per l’appunto Indro Montanelli e il cinema. Un contadino toscano candidato all’oscar. Per molti giovani lettori, vuoi per l’età, vuoi per certi argomenti di politica trattati dal giornalista, quello di Montanelli risulta un nome quasi del tutto sconosciuto alle nuove generazioni. Ottima dunque l’intuizione di Vignati di ridare onore e fama a questo autore, espandendo la sua conoscenza anche tra i più giovani sfruttando un ambito di ricerca che i giovani lettori conoscono molto bene: il cinema.

Indro Montanelli

Per perseguire il proprio obiettivo, Vignati suddivide gli scritti di Montanelli per il cinema tra sceneggiature (Pian delle stelle e Tombolo) e soggetti (interessante anche allo spettatore di oggi una storia come quella de L’eroe di marmo) da una parte, e recensioni cinematografiche dall’altra (interessante la sua avversità nei confronti del Neorealismo e dei film da lui giudicati troppo “lenti), il tutto caratterizzato, come ben sottolinea Vignati, da quello stile in equilibrio tra umorismo e serietà che tanto caratterizza gli scritti cronachistici di Montanelli.
Attraverso impegnative ma fruttuose ricerche d’archivio, Vignati riporta alla luce vari progetti lasciati incompiuti da Montanelli nel campo del cinema (il progetto su Giulio Cesare elaborato con Valerio Zurlini) e, accostandoli ad articoli e interessanti recensioni firmati da Montanelli, dimostrare quanto il cinema, a differenza da quanto asserito dal giornalista stesso, non solo riveli aspetti interessanti e inediti della sua personalità, ma quanto alla fine tra Montanelli e la settima arte scorresse in realtà un ottimo feeling.
Con spirito critico e acuta analisi, Vignati non ha paura di confrontare certe implicazioni giovanili di Montanelli nel campo del Fascismo (dopotutto, come disse lo stesso giornalista, a quei tempi non c’era molta possibilità di scelta per un ragazzino) con gli scritti trattanti temi vicini alla Resistenza come per l’appunto Pian delle stelle, o lo stesso Il generale Della Rovere per il quale ottenne una candidatura all’Oscar.
Il libro si presenta pertanto interessante e sicuramente unico nel suo genere. La lettura scorre veloce offrendo numerosi punti di riflessione e di approfondimento. Quello che scatena qualche dubbio è se effettivamente questa operazione coraggiosa da parte della casa editrice di puntare su una personalità come Montanelli accostandola al cinema, possa effettivamente ritrovare un riscontro nella nuova generazione. Lo scopriremo solo vivendo. Noi non possiamo che approvare questo progetto.