Abbiamo intervistato l’attrice Natalie La Torre, co-protagonista del thriller “L’uomo col cilindro” di Stefano Simone. Ecco cosa ci ha raccontato!

Buongiorno Natalie. Partiamo dalla tua ultima esperienza artistica nel campo del cinema: il tuo ruolo da co-protagonista (a mio parere interpretato in modo sublime) nel thriller metafisico “L’uomo col cilindro” di Stefano Simone. Raccontaci tutto, siamo curiosi!

Buongiorno a te e grazie per il complimento, che non posso che apprezzare. “L’uomo col cilindro”, a parer personale, racchiude in sé tanti misteri, tanta suggestione. Il nostro primo focus era la reazione dell’audience, sottoposta ad un continuum di inquadrature e sottofondi rumorosi poco rasserenanti. Dunque far si che lo spettatore potesse immedesimarsi nei panni di una Natalie, che curiosava impaurita tra le mura variopinte e degradanti della villa abbandonata o di una Rosa, alle prese con una costante presenza oscura intorno a sé. La ridotta quantità dei dialoghi è funzionale alla comprensione della trama filmica e soprattutto dell’immagine identitaria dell’uomo col cilindro. Era fondamentale, dunque, far prevalere il linguaggio del corpo e far trapelare un sentimento di inquietudine, anche da un semplice movimento con la coda dell’occhio. La villa stessa suggeriva che qualsiasi cosa poteva verificarsi da un momento all’altro, nel film così come nella realtà…an hard challenge!

Con Simone il tuo esordio fu nel lungometraggio “L’accordo”, dramma che tratta il tema della bigenitorialità. Come andò in quell’occasione?

Con “L’accordo” ebbi il primo approccio con il mondo del cinema e, in particolar modo, con il backstage di una produzione filmica, con l’occasione di scoprire alcune delle tante tecniche cinematografiche. Ciò che forse mise più a dura prova la performance di noi neonati attori fu il caldo torrido in pieno periodo estivo, a cui va aggiunta la difficoltà d’interpretazione di una tematica densa di sfaccettature e “sensibile” (se così può definirsi) da trattare e sviluppare. L’esperienza de “L’accordo” è stata un po’ come quella del noto diciottenne Marty McFly in “Ritorno al futuro”: non avrei mai pensato di sposarmi già a 21 anni, di avere una figlia e trovarmi nello studio di un avvocato per ottenere il divorzio con Stefano…che dire! La vita riserverà sempre della sorprese dietro l’angolo.

natalie la torre

Sempre per la regia di Stefano Simone, un altro film, stavolta un mediometraggio horror, “Il passaggio segreto”, ti ha vista come co-protagonista, insieme a Rosa Fariello. Ce ne puoi parlare?

“Il passaggio segreto” non è altro che la proiezione postuma di un episodio accaduto realmente al regista Stefano Simone in età infantile, si potrebbe definire un avvenimento incentrato sulle tipiche paure infantili di tutti i bambini che nel film, però, si è mano a mano mutato in un tragico, inspiegabile e paranormale incidente. Un passaggio con un inizio ma senza una fine, una sola lettura della sceneggiatura per calarmi nella parte, immaginare il luogo di ripresa e provare un accenno di affanno. Non amo particolarmente questo genere di atmosfere così sinistre ma a volte, in tutta questa tenebrosità, venivano fuori le più divertenti e spontanee risate. Una Natalie che sfoggia inizialmente il coraggio, lo spirito di iniziativa e di avventura per poi mostrare l’altra faccia della verità e segnate dal ripensamento, dal timore e dall’inaspettato.

CineAvatar è un sito letto da molti amanti del cinema horror…a te piace? Se si, quali sono i tuoi horror preferiti?

Mi spiace deludere gli amanti del genere horror ma preferisco mantenermi sul fronte opposto.

In generale, quali sono i tuoi film e le tue serie tv preferiti?

All’horror preferisco di gran lunga film di guerra, d’azione e fantasy. Di quest’ultima categoria vorrei citare un capolavoro, una pura e semplice realizzazione del genere fantasy che mi ha fatto compagnia per tutta l’infanzia e parte dell’adolescenza: l’immancabile saga di Harry Potter.

Prima di essere un’attrice, sei una ballerina, con anni di formazione alle spalle. Ci puoi dire qualcosa su questa tua grande passione?

Non la definirei una passione e neanche un effimero passatempo (per non dire hobby). Sin da piccola mi rinchiudevo in camera con la musica ad alto volume, ballavo senza tenere a mente uno schema coreografico ben preciso, non badavo alla sequenza dei passi… piuttosto prestavo attenzione alla melodia del brano stesso e alle tempistiche ritmiche. Misi piede in un’aula di danza all’età di 12 anni: nel giro di un anno passai dall’ultima fila alla prima, non mancavo ad alcuna competizione, un susseguirsi di stages con noti ballerini d’Italia. Ricordo ancora quando a tarda sera riprovavo la coreografia del giorno  davanti a uno specchio: era un modo per autocorreggermi e migliorarmi ancor più nella fluidità dei movimenti. Uno dei più grandi benefici che ho potuto trarre dalla danza è da intendersi a livello caratteriale/personale, una timidezza spropositata mutata in pura sfacciataggine, ovviamente pur sempre sana e misurata.

Non solo, questa estate, per Retesmash, hai ideato e condotto un programma radiofonico di musica…

Esatto! La mia cara amica Radio mi conosce da ben più di quattro anni. Col tempo e con l’esperienza si matura, si diventa più disinvolti e spigliati nel tipico chiacchiericcio radiofonico, tant’è vero che, verso il mese di giugno, mi si accese una lampadina: volevo ideare e gestire un programma tutto mio, nuovo, “sprizzettante”, che potesse sia far divertire che arricchire il bagaglio culturale di ciascun radio-ascoltatore. Nasce così “Feel the sound”, un programma di musica inteso come excursus storico dei molteplici generi musicali che hanno segnato l’evoluzione della signora Musica.

Sei anche una modella…

La passerella mi ha sempre affascinato così come il tipico catwalk da sfilata. Il tutto nacque per puro caso e divertimento partecipando ad un concorso all’età di 17 anni. Ottenni il primo posto e da lì un incalzarsi di avvenimenti, come in una “catena di spinta”: ancora concorsi, shooting fotografici, spot pubblicitari e, di conseguenza, si ampliò notevolmente anche la mia rete di relazioni sociali. Non potevo chiedere di meglio e poi si sa…da cosa nasce cosa!

Ti piace leggere? Quali sono i libri che hai amato di più?

La lettura non rientra nella lunga lista dei miei hobby. Due soli libri attirarono il mio interesse, tanto da leggerli tutti d’un fiato: “Hitler segreto”, pagine di sole lettere, lettere sottoposte ad un’attenta decifrazione semantica quanto linguistica per ripercorrere le linee del tenebroso pensiero antisemita. L’altro è un romanzo del noto scrittore francese Stendhal, “Le rouge et le Noir”.

Progetti cinematografici in cantiere? Puoi dirci qualcosa?

Al momento si sta lavorando ad un ulteriore “mistery project”, ma meglio non spoilerare nulla.

Hai voglia di salutare i tuoi fans e i lettori di CineAvatar?

Ma certo! Mando un caro saluto in primis alla mia famiglia, che da sempre mi supporta nel mio percorso di vita artistica e lavorativa, ai miei cari amici, al mio work team e ai fedelissimi di CineAvatar con la speranza che tale intervista possa aver scaturito in loro una curiosità di indagine sui nostri lavori cinematografici. Ovviamente ringrazio te, Massimo, per questa piacevole intervista e alla prossima.