Diario di bordo – Parte seconda di Dawn of Vincent

Alessio Frosini ci racconta la sua esperienza sul set del lungometraggio indie-horror  di Andrea Maccarri e Riccardo Ceppari, dedicato al regista Bruno Mattei.

Con il loro nuovo progetto Andrea Maccarri e Riccardo Ceppari trascineranno il pubblico in un inferno di Morti Viventi (qui il diario di bordo – parte prima).

Nella seconda parte delle riprese, a cui ho assistito, iniziamo a vedere degli elementi tipici del cinema horror.
Inoltre, sono venuto a conoscenza di altri dettagli della trama: una organizzazione criminale, la Dark Pearl, ha rapito tre personaggi diversi tra loro, un dottore, un venditore di aspirapolveri e un criminale incallito soprannominato “Murena”. Il loro compito è quello di riportare a casa un archeologo di nome Vincent, scomparso durante una spedizione. Se la vedranno contro zombi e streghe in un crescendo di tensione e colpi di scena.

Ritornando al giorno delle riprese, ci dirigiamo all’ interno di un bosco vicino Capranica dove sorge una specie di grotta naturale. Un luogo affascinante e sinistro allo stesso tempo, dove la luce penetra con difficoltà e le forze del male sono pronte ad attaccare.
La prima scena inizia con il dottore e il venditore di aspirapolvere intenti a fuggire da un gruppo di zombi vestiti con delle tuniche fatiscenti da cui sporgono le mani completamente putrefatte. Questo trucco non può che omaggiare gli zombi etruschi de “Le notti del terrore” di Andrea Bianchi e mitici cavalieri templari di Amando De Ossorio nella serie dei “Resuscitati ciechi”. Il dottore si troverà a combattere, armato di falce, un gruppo di zombi e una strega. C’è una scena destinata a diventare una delle più cult o meglio stracult, quella della decapitazione: non assistiamo al classico effetto digitale a cui siamo abituati nei film di oggi, ma a una vera costruzione artigianale di tutta la scena, utilizzando un manichino e un calco perfetto della testa dell’attore, e tanto sangue finto pronto a schizzare fuori grazie all’utilizzo di una pompa. Tutte le caratteristiche del cinema di genere italiano in questo caso sono rispettate e fanno ritornare indietro nel tempo, con tanta nostalgia, all’epoca in cui le maestranze italiane davano lezione al mondo su come creare trame ed effetti speciali utilizzando solo quello che si aveva a disposizione.

Quindi siete pronti a partire per questo viaggio con un biglietto di andata e forse di ritorno nell’inferno dei morti viventi?

Articolo a cura di Alessio Frosini