Titolo: Il cinema dello sguardo. Dai Lumière a Matrix

Curatori: Federico Pierotti e Federico Vitella

Casa editrice: Marsilio

Pagine: 239

Prezzo: 14 euro

Cosa si nasconde dietro uno sguardo? Mondi unici, diversi, intrisi di culture, forme e colori differenti perché differenti sono gli occhi che si aprono su di essi. E così, anche l’universo che si staglia davanti all’occhio artificiale del cinema cambia in base al personaggio, o al regista, su cui quello sguardo si ancora. Se in Deserto Rosso perfino i colori mutano adeguandosi agli umori di una personalità complessa e dominata da nevrosi come quella di Giuliana (Monica Vitti), lo scenario che tenta di mostrarsi ne La passione di Giovanna d’Arco di Dreyer è totalmente succube e dipendente da quello della propria protagonista.
Per un’arte che si propone di farsi strumento ipertrofico di sentimenti e sguardi dei propri spettatori, la raccolta di testi Il cinema dello sguardo. Dai Lumière a Matrix pubblicata da Marsilio e a cura di Federico Pierotti e Federico Vitella (ispirata a sua volta al concetto di “cinema dello sguardo” avanzata da Sandro Bernardi che ne cura il capitolo introduttivo dal titolo “Analyser, dit-il”) , si propone di analizzare 45 film che hanno segnato importanti punti di svolta circa la potenzialità visiva dell’universo cinematografico.  Attraverso interessanti analisi filmiche firmate da studiosi appartenenti ai più svariati campi della scienza, dell’arte e dell’estetica (dando vita così a fertili contaminazioni di metodi e strumenti di analisi che vanno dalla semiotica, alla sociologia, fino alla filologia) questo testo mostra come un semplice concetto come lo “sguardo” in realtà si avvale di una polisemia che il cinema ha saputo scindere e sfruttare in ogni sua sfumatura.
Ed è proprio indagando come tale nozione cambi nel tempo e dello spazio, per poi definirsi nel corso della storia del cinema in reazione a materiali, culture e stilemi registici differenti, che le analisi che compongono Il cinema dello sguardo seguono cinque direttrici princiali volte allo studio delle declinazioni possibili del concetto di “sguardo al cinema”.

Il cinema dello sguardo

La prima concerne lo sguardo come interrogazione di un mondo diversamente resistente e comprende  tra gli altri gli studi sulle vedute Lumière, Berlino. Sinfonia di una grande città, L’Atalante, Germani Anno Zero, I quattrocento colpi, Mamma Roma. Il secondo riguarda il concetto di soggettività, ossia lo sguardo si fa veicolo visivo di pulsioni e sentimenti. A far parte di questa seconda branca di indagini segnaliamo i saggi su Luci della città, Ossessione, L’avventura, Il Deserto Rosso, C’era una volta il West, Lo Squalo. La terza strada segue gli indizi lasciati dallo sguardo visionario, figlio di un cinema dispensatore di visioni eccezionali come quelle di Cabiria, Il posto delle fragole, Hiroshima mon amour, Playtime, 2001: Odissea nello spazio. Quarta e uktima declinazione riguarda lo sguardo macchinico potenziato da un apparato strumentale. Sono esempi di questa categoria dove lo sguardo è protesico, deciso a interrogarsi e interrogare il cinema come atto stesso del guardare, i film La finestra sul cortile, Aurora, Blow-Up, L’uomo con la macchina da presa.
Analizzando più da vicino i singoli capitoli, ciò che più rende interessante e fluido questa raccolta è la loro brevità che permette la disamina di numerosi titoli, alcuni eretti a capolavori del cinema mondiale (Luci della città) altri meno noti, se non a una ristretta cerchia di appassionati cinefili.
Il continuo passaggio di testimone permette al libro di scorrere, grazie soprattutto alla semplicità e accuratezza delle disamine a firma dei vari collaboratori. Sebbene vi siano interventi più riusciti di altri (una menzione speciale a Giacomo Manzoli per il suo studio de La finestra sul cortile, e Augusto Sainati per Playtime), l’obiettivo posto dalla realizzazione di tale volume può dirsi ampiamente raggiunto. La diversificazione d’approccio al tema proposto e l’indagine compiuta per dimostrare come lo sguardo nel cinema muti in base a certi condizionamenti storici e/o culturali, ha dato vita a una galleria eterogena di spunti di riflessioni tutti degni di nota e di numerose (ri)letture.
Il cinema dello sguardo non è un testo banale, ma ricco e prezioso. Non ci resta che aspettare un’eventuale riedizione aggiornata data la mole di pellicole uscite recentemente che a questo interessante tema di indagine si adattano perfettamente (da Noi di Jordan Peele, a Unsane di Steven Soderbergh).