Reader Player One: “Cinema Tedesco – I film” a cura di Leonardo Quaresima

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Cinema Tedesco

Titolo: Cinema Tedesco: i film

Curatori: Leonardo Quaresima

Casa editrice: Mimesis

Pagine: 487

Prezzo: 34 euro

La difficoltà di raccogliere tra i confini limitanti di un libro anni e anni di storia del cinema tedesco per molti può sembrare un’impresa eroica. E in effetti, se non eroica, quella compiuta da Leonardo Quaresima con Cinema Tedesco: i film (edito da Mimesis) è da considerarsi davvero come un’impresa titanica. Quella che questo autore, docente e studioso apprezzato in tutto il mondo per il suo contributo offerto in ambito del cinema tedesco, ha dovuto maneggiare con tanta cura è una sequela non solo di pellicole, ma di collegamenti diretti con un’infinità di mondi e universi eterogeni – per natura e tematica – che hanno pesantemente influenzato contenuti, stilemi e caratterizzazioni attanziali usciti dalla fucina del cinema tedesco. Sin dalla nascita del cinematografo in Germania (avvenuta grazie anche alla sovvenzione di finanziamenti esteri) il paese vedeva cambiare la propria identità politica, sociale, psicologica, e il cinema è stato sempre lì, pronto a immortale tali mutazioni, cambiando con esse. Dal cinema espressionista, a quello di propaganda, fino a quello del rinascimento tedesco e dell’introspezione, sia umana che ambientale, sono tante le fasi conosciute e attraversate da questo universo artistico che Leonardo Quaresima ha sapientemente riassunto in ordine cronologico e impreziosito di tante e diverse chiavi di lettura e analisi.
Una giostra dalle moltitudini facce che nessuno come Leonardo Quaresima ha dunque saputo restituire al lettore con dovizia di contenuti e spunti di riflessioni, coadiuvato da studiosi e autori provenienti dai campi dell’arte più disparati e per questo capaci di donare sbocchi di indagine e punti di vista differenti circa un medesimo argomento come, appunto, la storia del cinema tedesco. Dopotutto chi meglio di Quaresima (considerato in Italia come il più importante studioso della regista Leni Riefenstahl) poteva erigersi a traghettatore impassibile lungo questo fiume tortuoso e dai mille affluenti che è il cinema tedesco, accettando con coraggio e intraprendenza il ruolo di guida preparata alle scoperte dei segreti nascosti dietro ogni fotogramma uscito dagli obiettivi cinematografici di registi nati, o cresciuti, in Germania?
Sebbene l’inizio non si presenti come uno dei migliori, complice una scrittura fin troppo accademica che oltre ad appesantire la lettura con nomi, termini, nozioni sparate come colpi di una mitragliatrice a un ritmo eccessivo (la prima impressione dopo le prime pagine è che si stia leggendo un testo universitario in vista di un esame) una volta superato lo scoglio del capitolo introduttivo, le pagine scorrono con fluidità e leggerezza. I diversi capitoli (ognuno affidato a un diverso autore) schivano con agilità l’ostacolo della ridondanza di concetti già ampiamente indagati, e così partendo da un titolo esemplificativo di un dato periodo, o genere, risalgono alle sue fonti di ispirazioni appartenenti il più delle volte a campi estranei a quello del cinema (psicanalisi, politica, sociologia, letteratura) per poi comprendere quanto quel dato film abbia a sua volta influenzato l’arte tedesca in tutte le sue forme.
E così il primo capitolo, dedicato a Lo studente di Praga in tutte le sue versioni, impronta la propria indagine su uno studio che dall’autore della sceneggiatura (Ewers) si allarga all’ambito della letteratura e alla tematica del doppio, passando per la psicanalisi e all’analisi filologica dei diversi testi che, tra analogie e divergenze, hanno trattato il medesimo intreccio con protagonista lo studente Balduin.
Allo stesso modo, il capitolo dedicato a uno dei capisaldi della propaganda nazista, come il film-documentario Il trionfo della volontà, è sviluppato da Luisella Farinotti come punto di partenza di un’indagine atta ad analizzare tale opera sia nelle vesti di opera propagandistica, che in quelle di oggetto cinematografico innovativo e avveniristico per l’uso sincronico delle musiche, dei primi piani, di una regia mobile e ben studiata firmata da una regista risoluta come Leni Riefenstahl, unica donna all’interno di un mondo fortemente maschile come quello del governo nazista.
Da Nosferatu (liberato da Bertetto dai confini del genere espressionistico per aprirsi a quello della tematica psichica e del ruolo primario della donna all’interno dell’intreccio), a Il Gabinetto del Dottor Caligari (indagato da Sonia Campanini da un punto di vista figurativo, ponendo l’attenzione sugli elementi di set-decor e sulla realizzazione dei fondali) passando per Nel corso del tempo di Wim Wenders (analizzato da Matteo Galli come opera figlia di un amore cinefilo del proprio autore e allo stesso tempo infarcita di un autobiografismo sia personale del regista, che della propria nazione) a Heimat di Edgar Reitz (interpretata come un’anamnesi ricca di interrogativi circa la propria nazione e la propria cultura) giungendo in conclusione a Lola Corre, man mano che le pagine si slegano dalle catene che tenevano prigioniero il volume a un linguaggio accademico di matrice universitaria, il testo curato da Quaresima si getta a capofitto in una lettura sia critica, che appassionata. La scrittura caratterizzante i diversi contributi di cui consta Cinema Tedesco: i film (16 in totale) è lineare, fluida, semplice ma non semplicistica. Ricca di informazioni e collegamenti intertestuali spesso inconsciamente ignorati dagli spettatori durante la visione dei film qui presi in esame, l’opera curata da Leonardo Quaresima intrattiene il lettore, anche quello meno avvezzo al cinema tedesco, arricchendolo di spunti di lettura con cui approcciarsi in maniera del tutto differente e più appassionata ai film di nascita tedesca.