Abbiamo intervistato il regista Luigi Parisi, autore di tante fiction Mediaset di successo, ma anche grande appassionato di cinema horror. Ecco cosa ci ha raccontato!

Buongiorno Luigi! Come e quando nasce la tua grande passione per il cinema?

Buongiorno a te e a tutti gli amici di CineAvatar. Dunque, ovviamente il primo impatto con le “immagini in movimento” è avvenuto con il televisore di casa (ancora in bianco e nero, erano i primi anni settanta). Le immagini di alcuni totali degli studi tv in backstage (che raramente mostravano nei pochi programmi disponibili), innescarono in me un fascino irresistibile. Quella scatola magica nel salotto visualizzava esattamente ciò che stava accadendo in un altro luogo, ubicato chissà dove… Cominciai col chiedere a mio padre come fosse possibile un simile prodigio. Con quale procedimento poteva avvenire tutto questo? Com’era possibile che un apparecchio era in grado di catturare e registrare la realtà e infine, inviarla contemporaneamente ai televisori di tutta Italia? Mio padre mi spiegò che a molta distanza da noi, in uno studio televisivo, c’erano dei “signori” vestiti in camice bianco (allora gli operatori della RAI avevano un camice come quello dei dottori, che tempi!) e che, attraverso una specie di scatola metallica riuscivano a catturare le immagini di quel che avveniva di fronte a loro. Queste immagini venivano trasformate in segnali e quindi, dopo aver viaggiato nell’aria, venivano ricevute con le antenne che provvedevano infine a farle arrivare fino al televisore di casa. Magia pura pensai. Ne fui folgorato. Il primo film che vidi al cinema invece, (in una sala parrocchiale) fu “Il Settimo viaggio di Simbad”: una pellicola in technicolor e soprattutto una fiaba piena zeppa di effetti speciali. La possibilità di veder realizzate su uno schermo cose per le quali non era possibile vedere nella realtà, era davvero incredibile! Geni che uscivano dalla lampada ed eroi che innescavano una battaglia con uno scheletro “vivente” (animato dalla stop-motion da Ray Harryhausen) furono il tarlo che da lì a poco mi avrebbe mordicchiato e fatto avvicinare al cinema horror. Poi vidi “Biancaneve” di Walt Disney. Inutile dire che la strega e il suo specchio magico (piuttosto che la candida Biancaneve) mi rapì letteralmente. Così come trovai la trasformazione della regina Grimilde in malefica fattucchiera, una prodezza visiva fantastica!… Cavandomela nel disegno a mano libera, cominciai a disegnarla a più non posso per poi passare anche ad altri personaggi. E a circa 12-13 anni iniziai a studiare da autodidatta, animazione a passo uno. Ma questa è un’altra storia…

In particolare, sei un grande appassionato di cinema horror. Hai girato moltissimi corti horror, alcuni dei quali hanno avuto grandi consensi. Da dove nasce questa tua passione per il cinema del terrore?

Sono stato sin da piccolissimo un “cultore” e un “curioso” di misteri. L’ignoto mi affascinava tantissimo e in particolare la paura atavica e primordiale, mi destava interesse. Quando vidi i primi documentari, film o cartoni animati a tema “mistery” o “orrorifico” restavo ipnotizzato. Amavo moltissimo anche i documentari sugli ufo e gli extraterrestri. Se dovessi domandarmi: “perchè ne eri così attratto?” ti risponderei che non ne ho la più pallida idea… Potrei dire che c’entra una certa “ereditarietà” poiché mia mamma era un’amante di film horror. Comunque, cinematograficamente parlando, la svolta vera e propria arrivò quando ancora forse non avevo neppure dieci anni. Mia mamma (eccola nuovamente responsabile, ahaha!) dietro mie terribili insistenze, decise di farmi assistere in sua presenza alla visione di un film che davano in programmazione quella sera in tv. Il film era “Suspiria” di Dario Argento. Mi segnò sensibilmente. Non avevo mai provato sino ad allora emozioni così forti. La regia, la fotografia, le musiche e la grande atmosfera che si “respirava” mi portò a pensare che un giorno il mio mestiere poteva essere proprio quello: un creatore di emozioni! Trovai conferme più forti, dopo aver visto successivamente “Profondo Rosso” dello stesso Maestro. Furono quelli i “mattoni” che servirono come base per la costruzione di questa passione che tutt’ora persevero. Tutti i miei corti in fondo, non sono altro che la messa a punto di certe ricerche, soprattutto nel campo degli effetti speciali. Realizzo tutto da solo e senza troupe. Questo per due motivi: uno per un budget che è prossimo allo zero, l’altro perché mi intendo a tutto campo delle altre competenze: operatore, direttore della fotografia, suono, effetti speciali, montaggio, etc… Il perché è presto detto: prima di fare il regista, ho voluto studiare da autodidatta tutti gli altri ruoli per comprendere a fondo le competenze di ogni singolo componente della troupe. Mi è servito molto, a livello professionale.

Ci puoi raccontare la genesi di “Mirror Midnight”, un corto da te diretto in bianco e nero che mi è piaciuto moltissimo?

“Mirror Midnight” è un prodotto che è stato molto considerato, soprattutto all’estero… La genesi vera e propria risale addirittura al 2013: sul blog “The Obsidian Mirror” dell’amico Severino Forini figurava un suo racconto ispirato ad un’antica leggenda americana secondo la quale, le giovani ragazze in età da marito, avrebbero potuto vedere il viso del loro futuro sposo in uno specchio durante la notte di Halloween. Lo spunto mi sembrò succulento per un breve film dell’orrore. L’occasione, si presentò anni più tardi approfittando di un piccolo buco lavorativo necessario per la realizzazione dello short-movie. Contattai Forini (che allora neanche conoscevo) e gli proposi di girare un breve film basato sul suo racconto. Felicissimo, mi diede il suo appoggio e così iniziai a cercare la ragazzina protagonista. Fu per puro caso che una casting director mia amica (Ilaria Quaglieri), mi fece conoscere sua figlia Ginevra di dodici anni. Dopo un attento screen-test, tutti i mei dubbi si dissiparono: Ginevra era perfetta, nonostante fosse alla prima esperienza davanti la macchina da presa. E devo dire che gli elogi – sia per il piccolo film, che per Ginevra – non sono mancati. L’opera è rientrata nelle official selections di “Halloween Horror Fest” in Belgio, “Halloween International Film Festival” (USA) e “Halloweenpalooza” (USA). Moltissimi blogger e addetti ai lavori inoltre lo hanno accolto con grande entusiasmo: il corto è passato per le mani di Dario Argento, il produttore Alberto Tarallo (Mediaset), il numero uno degli uffici stampa Enrico Lucherini, Patrizio Vanni dello staff di Eros Ramazzotti e Adam Kadmon del programma “Mistero” di Italia 1. Sono sincero: a distanza di altro tempo dalla sua uscita sul web, sono sorpreso che se ne parli ancora!

La fotografia è sempre molto curata nei tuoi cortometraggi: c’è qualche direttore della fotografia a cui ti ispiri?

Sono da sempre un grandissimo fan di Mario Bava, che reputo inarrivabile. Mi piacciono i vecchi film con la grana grossa e i neri profondi, dove i rossi sembrano quasi “vivi” e il blu della notte si manifesta in tutta la sua gelida bellezza. Inoltre c’erano i verdi, l’oro, e l’incarnato reso dal technicolor che ancora oggi, nonostante la tecnologia non ha eguali. Per Lamberto (Bava, ndr) sono intervenuto nel documentario “Bava puzzle” (candidato ai Nastri d’Argento 2018) esaltando la figura di Mario suo padre, descrivendolo come un pioniere del suo tempo. Poi c’è Luciano Tovoli di “Suspiria” che ho conosciuto e con il quale ho parlato molto del capolavoro realizzato con Argento, scambiando anche diverse curiosità e nozioni tecniche. Mi piace molto anche il cinema in bianco nero. Fortunatamente, posso dire che vanto di avere parecchi amici DoP che hanno realizzato il “Cinema” con la “C” maiuscola quello dei “tempi d’oro”. Lavorando con loro, ho cercato di rubare con gli occhi. Ma replicare gli inarrivabili Maestri è follia pura. Da umile mortale, ho soltanto sognato di avvicinarmi ad un ideale utopico, che vedo come un lontano orizzonte che mai potrò toccare.

Una delle tue prime regie importanti, correggimi se sbaglio, è datata 2001: “Il morso del serpente”. Siamo curiosi, di questo film sappiamo molto poco…

“Il morso del serpente”, contrariamente a quanto afferma Wikipedia, è un film girato nel 1999, finito nel 2000 e trasmesso nel 2001 soltanto dopo il successo de “Il Bello delle donne”. Mediaset decise anche di programmare la sua messa in onda a brevissima distanza da quella che in realtà fu la mia seconda opera “Occhi Verde Veleno”. Ancor prima in verità, avevo diretto nel 1997 due seconde unità di regia molto importanti e destinate soprattutto al mercato internazionale: “Angelo Nero” e “Un bacio nel Buio” dove ho lavorato con attori come Ben Gazzara, Tony Musante, Hanna Schygulla, Maria Schneider, Florinda Bolkan, Patricia Millardet e tanti altri…”Un bacio nel buio” in particolare, fu la trasposizione televisiva di un romanzo thriller di successo a firma di Silvana Giacobini edito da Mondadori. Riguardo a Il Morso del Serpente, fu un film per la tv girato in pellicola 35mm, un mafia-movie, dove tra gli altri, fui onorato di lavorare con Stefania Sandrelli, Francesco Benigno (il ragazzo cattivo di “Mery per sempre”) Beppe Fiorello, Ricky Memphis, Aldo Giuffrè e il mitico Totò Cascio, il “ragazzino” di “Nuovo Cinema Paradiso”…! Girato in cinque settimane, vide anche la partecipazione come protagonista femminile di Mila Marocco (all’anagrafe Patrizia Marrocco) in seguito divenuta compagna di Paolo Berlusconi ed infine una onorevole di Forza Italia. Non fui così entusiasta del genere affidatomi poiché mai avrei immaginato di dover esordire con una pellicola di mafia. Però fu una grande esperienza di set e di post produzione: fu una delle ultime pellicole infatti ad essere montata ancora in moviola: poco più tardi, l’elettronica portata avanti dai sistemi Avid con Mediacomposer avrebbe preso il sopravvento senza più la speranza di poter rientrare nelle piccole magiche salette buie. L’artigianato finiva per sempre, cedendo il passo ad un iter più immediato e in simbiosi con l’industria televisiva e cinematografica attuale…

L’anno seguente giri un thriller, “Occhi verde veleno”, con uno stuolo di attori famosi. Anche di questo film però non sappiamo molto…

“Occhi verde veleno” vide come protagonisti i personaggi più paparazzati del momento ossia, Gabriel Garko ed Eva Grimaldi. Ma vide anche la grande attesa del ritorno televisivo di Virna Lisi una star senza tempo con la quale, maturai in seguito diverse esperienze professionali ed una bellissima amicizia. Mi stimava molto e anche ne “Il Bello delle donne”, aveva dichiaratamente espresso alla produzione il desiderio di gradire la mia regia. “Occhi verde veleno” ebbe nuovamente Ricky Memphis e Francesco Benigno a cui si aggiunse Beatrice Macola (la bionda amante di Liam Neeson in “Schindler’s List” di Steven Spielberg). Il film era un legal-thriller senza troppi guizzi di sceneggiatura, con un target decisamente familiare per un pubblico da prima serata. Fortunatamente lo salva qualche omicidio ben costruito. Insieme al “Morso” è praticamente introvabile, così come lo sono “Angelo nero” e “Un bacio nel buio”. Tra i collezionisti di fiction è ancora caccia aperta…

Sei alla regia di 2 episodi della serie tv “Il bello delle donne”. Come andò in quell’occasione?

In realtà ho diretto diversi episodi in tutte e tre le prime stagioni (2001-2004). Anche qui, con un cast davvero nutrito e con star femminili come Sandrelli, Lisi, De Sio, Brilli, Grimaldi, Cucinotta, Ekberg, Falk e tantissime altre… E’ stato un successo davvero importante e nel progetto c’era anche Maurizio Costanzo. Eravamo diversi registi (io, Ponzi, Soldati, Montanari, Dalla Pietra) e ricordo ancora che fummo una delle prime fiction ad uscire in tante città italiane con cartelloni pubblicitari 6×3 nelle strade, da sempre riservati ai film cinematografici. Il mio nome figurava nel manifesto con la dicitura “regia di”: una bella soddisfazione, sicuramente… “Il Bello delle donne” fu talmente popolare che fiorirono saloni di bellezza o parrucchieri per signore con quel titolo… Inutile dire che ovviamente era un marchio riservato da Mediaset e sotto copyright… I ritmi di lavoro erano molto elevati tanto che alcune volte ho fatto da seconda unità non solo ai miei colleghi in difficoltà ma… persino a me stesso!!! Voglio dire che mentre stavo girando in un ambiente, andavo a velocità della luce in un altro ambiente per girare altre scene e poi in un’altra stanza per girare dei dettagli. Tutto contemporaneamente. Ero molto giovane, oggi non lo rifarei più…

Firmi alcuni episodi anche per la fiction “Il sangue e la rosa”…

Questa serie di sei episodi (anche se in termini di ascolti è stata quella meno seguita), è in realtà quella che ricordo con maggiore nostalgia. Il perché ve lo rivelo subito: l’epoca in cui si svolgeva era l’ottocento. Ogni volta che venivo accompagnato fino al set vi garantisco che equivaleva a fare un viaggio nel tempo. Fino ad un minuto prima vivevi nella realtà attuale (automobili, smog, autobus, clacson, gente col cellulare in mano) poi, giravi l’angolo e magia delle magie, grazie ai nostri bravissimi scenografi ti ritrovavi in un’altra epoca: cavalli, carrozze, galline per strada, locande, gente vestita d’epoca a passeggio… Restavo a volte senza respiro per la bellezza di quello che vedevo. Mi rendevo conto non solo di essere un privilegiato. Ma di essere il regista di quel sogno ad occhi aperti. Ne ero consapevole ed assorbivo ogni sensazione di quei set, con ammirazione e con meraviglia. Come un bambino nel paese dei balocchi. Ebbi l’occasione persino di dirigere nella sequenza d’apertura il grande Franco Nero, che nella scena veniva spinto e ucciso, cadendo da una torre alta ventisei metri. Ovvio che per girare una scena del genere venne poi utilizzato uno stunt e dei cavi d’acciaio rimossi in postproduzione, digitalmente… Nel cast figuravano anche l’ancor bellissima Ornella Muti e il bravissimo Giancarlo Giannini. Ritengo “Il sangue e la rosa”, una delle più belle esperienze maturate nella mia carriera.

Dal 2006 giri tantissimi episodi delle varie stagioni de “L’onore e il rispetto”, fiction di grande successo. Che genere di esperienza è stata per te?

Iniziai affiancando il Maestro Salvatore Samperi per girare delle scene d’azione e altre diverse sequenze. Poi, nelle altre successive stagioni divenni “regista ufficiale” dividendo con Salvatore tre puntate per uno. Quando Samperi purtroppo scomparve, venni affiancato da un altro regista. Dal punto di vista del plot, “L’onore e il rispetto”, dimostrò di essere un prodotto più maturo rispetto alle altre fiction passate. I caratteri dei personaggi erano molto forti e delineati così come le scene a volte erano abbastanza “toste”. Ci diede molte soddisfazioni e anche diversi attori ne trassero vantaggio. Pure la stampa si accorse dell’indiscusso successo popolare e durante una mia intervista col Corriere della Sera, coniai l’espressione “fotoromanzo popolare” che molti utilizzarono in seguito. Nacque anche la coppia “Garko-Arcuri e Garko-Autieri”. Ma no, il gossip lo lasciamo alle testate dedicate… Riuscii a comprenderne il successo soltanto quando una sera, mentre stavo rientrando a casa, sentii la musica dei titoli di testa di “Onore” uscire dalle molte finestre dei palazzi affacciati sulla strada. Attraverso quello strano concerto che giungeva fino a me, capii che erano davvero in tanti ad essere sintonizzati su Canale 5… Gli attori che ho avuto anche qui sono stati davvero tanti: oltre a Virna Lisi, ho diretto Paul Sorvino, Angela Molina, Lina Sastri, Vincent Spano, Ben Gazzara, Ray Lovelock, Eric Roberts, Burt Young, Bo Derek, Alessandra Martines, Luigi Maria Burruano, Giancarlo Giannini, Giuseppe Zeno, Manuela Arcuri, Serena Autieri, Antonio Giuliani… E’ stato un set complesso dove ogni scena doveva avere una cura e un’attenzione molto alta. Tuttavia al contrario di quanto si possa pensare, nonostante il prodotto sembrasse davvero ben confezionato, avevamo soltanto diciannove giorni per realizzare un film (ossia una puntata). Nulla! Evidentemente il meccanismo produttivo era ben oliato e tutti davano il massimo per far funzionare l’ingranaggio come un orologio svizzero. Per Mediaset era la serie di punta e ci stava sempre col fiato sul collo. Insomma, una bella responsabilità che terminò alla quinta stagione con l’auditel ancora in vetta…

luigi parisi

Dopo il 2010 sei impegnato in tante altre fiction tv, “Il peccato e la vergogna”, “Caterina e le sue figlie”, “Sangue caldo” e “Non è stato mio figlio”. Ce ne puoi parlare?

Con “Il peccato e la vergogna” ho avuto il grande piacere di lavorare con Marisa Berenson la protagonista di Barry Lyndon di Stanley Kubrick. Con lei ho avuto un ottimo feeling e la considero una grande attrice. Il contesto era l’epoca fascista e le leggi razziali. Personalmente a livello registico lo reputo un lavoro davvero interessante, pieno di spunti e suggestioni. Durante il set, impostando la parte agli attori a volte si respirava davvero la paura che aleggiava in quei tempi. Ho dovuto girare parecchi stermini ai danni di singole persone e famiglie. Per pura finzione, certamente. Ma le atrocità di alcune gesta mi passano ancora oggi nei ricordi durante lo shooting. E non dimentico mai che alcune cose che ho girato, purtroppo sono accadute davvero. Poi fu la volta di “Sangue caldo” con Asia Argento. Ammiravo moltissimo Asia fin quando da ragazzo la vidi diretta dal grande Michele Soavi ne “La chiesa”. Mi dicevano tutti che era una persona “difficile”, ritardataria e che sul set mi avrebbe creato grossi problemi. In realtà, era la prima ad arrivare sul set, sempre puntuale, non ha mai sbagliato una battuta, ha sempre fatto tutto ciò che le chiedevo senza mai sottrarsi a nulla. Durante una scena (dove doveva morire), sbatteva ripetutamente contro una porta e sul pavimento a terra, sputando sangue dalla bocca e facendosi esplodere diversi colpi in arrivo sul petto. Dopo averlo ripetuto due volte, nonostante i lividi riportati è venuta da me dicendomi che se non ero soddisfatto era pronta a ripetere tutto di nuovo. Una vera professionista e anche molto simpatica. Nella prima puntata appaio anche in un cameo con lei: quello che si scontra con Asia dopo esser uscita dal cinema Ariston, sono io…! “Caterina e le sue figlie” (seconda stagione) è stata davvero divertente! Ho girato tantissimo con Iva Zanicchi e Virna Lisi (le scene girate a Barcellona sono indimenticabili!) Ho riso talmente tanto che non riuscivo neanche più a dire “Azione!”. Anche in Caterina (come in tantissimi altri lavori) appaio in un cameo: nel ruolo di un regista che viene licenziato da Giuliana De Sio. Nel cast, figuravano anche Carol Alt, Alessandra Martines, Marco Bocci, Nancy Brilli e Giulio Berruti… “Non è stato mio figlio” lo reputo un lavoro non del tutto riuscito del quale ho realizzato tra l’altro, solo due puntate. Una nota di merito però va all’attore tedesco Bruno Eyron e all’attrice francese Aurore Erguy, de facto, davvero carismatici e bravi.

Quali sono i film che ami di più? In particolare, quali sono i tuoi horror preferiti?

Cercherò di fare una selezione ovviamente perché sono davvero tanti… Innanzitutto ho una grande passione per i film ad episodi: i tre volti della paura, le cinque chiavi del terrore, “Asylum – La morte dietro il cancello”, “La bottega che vendeva la morte”, “Creepshow”… Magari in molti penseranno che sono tutti film datati ma in realtà anche diversi lavori prodotti dalla vecchia e gloriosa Hammer o Amicus hanno rappresentato per me una formazione e al tempo stesso un gradito entertainment. Passerei certamente a riportare tutto il primo periodo argentiano, con Soavi al seguito. Posso poi sicuramente citare “L’Esorcista”, “Rosemary’s Baby”, “L’inquilino del terzo piano”, “La Casa” di Sam Raimi, “Nosferatu” di Werner Herzog. “Brood” e “Scanner”s. “Lo squalo”. “Re-Animator”, “Fog” e “Il seme della follia”, “Nightmare” del grande Wes, “La tormenta” (un episodio di “Sogni” di Akira Kurosawa). “Phantasm” di Don Coscarelli. “L’arcano incantatore” e “La casa dalle finestre che ridono”. “La notte dei morti viventi”, “Shining” di Kubrick, “Pet Sematary” (tratto da un racconto di quel geniaccio di Stephen King), “The Others”, “Il sesto senso”, tutti i film di Alfred Hitchcock. Per i film di altro genere, ho amato molto i western di Sergio Leone. Non disdegno né le commedie impegnate né i film considerati “beceri” o “trash” con Banfi o Bombolo. Mi piacciono molto Tarantino e Rodriguez, adoro la fantascienza (“Alien” e “Blade Runner” di Ridley Scott, L’nvasione degli ultracorpi” e “Il villaggio dei dannati”, “La guerra dei mondi” di George Pal e “Ultimatum alla Terra”), “Miracolo a Milano” e “Ladri di biciclette”, “Accattone”, “Arancia meccanica” ed “Eyes Wide Shut”.

Se dovessi scegliere 3 libri da portarti nella classica isola deserta, quali metteresti nella valigia?

Non sono un grande fruitore di romanzi a meno che non siano racconti brevi. Sono invece un avido lettore di saggistica, sempre indirizzato sull’ignoto e il mistero… Quindi mi porterei: “Il mattino dei maghi” di Pauwels/Bergier, “Il giorno dopo Roswell” di Philip J. Corso, “Malamundi” di Adam Kadmon (che svela parecchie cosette sulla situazione attuale mondiale).

luigi parisi

Cosa ne pensi dell’attuale situazione del cinema horror italiano?

Quale situazione? Quale horror? Il vero horror è che l’horror l’hanno ucciso i produttori e i distributori, troppo attenti a realizzare guadagni sicuri attraverso i soliti nomi o mediante la produzione di scialbe commediole viste e riviste di cui francamente non ci interessa più nulla. Questo è l’orrore. Se poi si vuole parlare di film del terrore (alludevi a questo, vero Max?) allora posso risponderti che secondo me, esistono tutti i presupposti: attori, registi, sceneggiatori, FX-makers. Esistono e resistono in quel sottobosco che impedisce loro di fare il grande salto con le produzioni “che contano”. Ora devo dire che con le piattaforme qualcosa inizia a muoversi ma diciamocelo francamente: questo genere è diventato di nicchia. Non siamo più negli anni in cui le persone uscivano in massa per vedere un film del terrore. Oggi l’orrore è cambiato. Forse si chiama Covid-19. Ah già è vero, dimenticavo: non è ancora un film.

Una curiosità: prima hai menzionato Wikipedia. Come mai nonostante questa carriera, Luigi Parisi non figura sulla libera enciclopedia?

Sono stato su Wikipedia italiana fino a qualche anno fa. O meglio, fino al momento in cui non ho rettificato alcune cose inesatte sul mio conto. Io rettificavo e venivo in seguito cancellato. Finché un giorno, quando ho chiesto spiegazioni di queste continue cancellazioni, mi sono visto eliminare la pagina in quanto hanno deciso che improvvisamente, non ero più enciclopedico. A richiesta di ulteriori spiegazioni mi venivano date risposte senza senso o altri tipi di risposta che non c’entravano nulla con la domanda. La cosa buffa è che io continuo ad apparire su Wikipedia tedesca (dove non ho mai lavorato) e nel mio paese, dove ho maturato una carriera di oltre vent’anni, fino al giorno prima ero enciclopedico, il giorno dopo non lo ero più. Alla faccia della “libera” enciclopedia!!!! Ma non mi sono dato per vinto e ho deciso di indagare ulteriormente: ho già assoldato un certo Fox Mulder e una certa Dana Skully. Pare abbiano risolto diversi misteri. Ma detta tra noi, onestamente, dubito possano farcela nella terra degli spaghetti e del mandolino…

Progetti cinematografici e televisivi in cantiere?

Diversi. Ho in fase di scrittura un film per il cinema e una serie tv internazionale. Ma non posso dirvi molto di più per via di un veto contrattuale con gli uffici stampa. Poi ho molti progetti indipendenti mirati alla creazione di cortometraggi e forse alla creazione di un film ad episodi di genere horror. Diciamo pure (e questo credo di poterlo anticipare) che nella produzione di questi futuri lavori c’è l’interesse di chi mi sta intervistando. In seconda battuta, sto pensando ad una serie con il mio amico Adam Kadmon, ad un libro per filmmakers (dopo “Cinemalab, la fabbrica dei sogni” e “La rivoluzione digitale nel cinema”, ambedue come co-autore) e infine, a riprendere la materia di Acting e Tecnica e Grammatica della Regia, esercitata da diversi anni nelle scuole pubbliche e private.

Vuoi salutare in qualche modo i tuoi fan ed i lettori di CineAvatar?

Certamente. Anche se manco da un po’ dal piccolo schermo, per ora seguitemi attraverso i corti che spesso realizzo. Per essere sempre aggiornati potete dare un’occhiata alle pagine FB di “Cinemalab” e Luigi Parisi. In attesa, vi saluto e vi auguro incubi sanguinolenti, colmi d’orrore e infestati dai peggiori troll e spiritelli poltergeist. E se non dovesse bastare verrò personalmente a tirarvi i piedi di notte mentre dormite (questo magari vorrei evitarlo…!). Un salutone a tutti, in special modo a te Max e a tutti i lettori di CINEAVATAR. Un abbraccio stritolante!