L’inaspettato successo di The Emoji Movie e il fallimento di Rotten Tomatoes

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Il logo ufficiale di The Emoji Movie
Box Office Mojo ha pubblicato i primi dati di botteghino relativi al week-end statunitense del 28-30 luglio. A dominare la classifica è, come prevedibile, Dunkirk con un incasso di $28,130,000.

Abbastanza sconvolgente è invece il secondo posto di The Emoji Movie.

Il film, prodotto dalla Sony, è riuscito infatti a racimolare una cifra non indifferente pari a $25,650,000.
Questi dati entrano a gamba tesa all’interno del dibattito sul ruolo dei siti aggregatori di recensioni (di cui noi avevamo parlato in questo articolo).
The Emoji Movie, ad oggi, detiene una delle medie più basse dell’anno come gradimento critico. Il film ha infatti un misero 8% di recensioni positive e un voto medio di 2.1/10. Il consenso critico, solitamente scritto a parole, è in questo caso indicato ironicamente con un’emoji: 🚫, ovvero il simbolo del “proibito”.
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Il risultato di The Emoji Movie su Rotten Tomatoes
Anche il gradimento del pubblico è tutt’altro che generoso. Meno della metà delle persone che si sono recate a vedere il film sulle Emoji ha gradito l’esperienza. Per gli altri il film è, come già detto, un disastro.
E allora come si spiega l’importante risultato al box office?
Per prima cosa, bisogna precisare che le aspettative per The Emoji Movie sono tutt’altro che rosee. Solo un vero e proprio miracolo di marketing può salvare il film da un crollo verticale nei prossimi giorni, dovuto al cattivo passaparola e all’arrivo di nuovi film concorrenti. Eppure, in un’industria come quella cinematografica (estremamente legata, per motivi di cessione dei diritti, alla prima settimana di sfruttamento), il risultato potrebbe essere tutt’altro che trascurabile per una pellicola che si annunciava come flop.
Il dato veramente notevole che emerge da questi numeri è la sostanziale debolezza di Rotten Tomatoes nel tenere lontani gli spettatori dalla sala. Soprattutto per i film di animazione, il pubblico sembra più propenso a seguire i richiami del marketing rispetto al giudizio critico. Altri esempi che rafforzano questa tesi sono i clamorosi risultati del terzo capitolo di Cattivissimo Me e dei Minions rispetto a quella che è la loro ricezione critica. Stesso discorso per la saga de L’Era Glaciale.
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Un’immagine tratta da The Emoji Movie
Possiamo immaginare che siano i membri della famiglia più piccoli a scegliere quale film vedere nel fine settimana, portando con sé mamma e papà e, magari, qualche fratellino. La composizione del pubblico di riferimento porta il botteghino a essere naturalmente ingrossato. Nulla possono i critici di fronte a questo fenomeno.
E allora viene da chiedersi quale sia il ruolo della critica in questo frangente. Se le recensioni non sono più in grado di educare il pubblico, preservarlo da esperienze incomplete di cinema e aiutarlo a scegliere il prodotto più stimolante, ha ancora senso che esistano?
Ovviamente sì. La critica artistica è una pratica necessaria nella nostra epoca ipermediata e piena di stimoli. Le recensioni degli esperti sono l’unico filtro che rimane di fronte alla deriva consumistica in cui è destinata a morire ogni ambizione artistica.
Il risultato di Rotten Tomatoes evidenzia inoltre che la distanza tra pubblico e critica è molto minore di quanto, guardando i dati economici, si sarebbe portati a credere. Viene quindi da pensare che esistano nel Cinema alcune categorie di genere protette dall’influenza della qualità.
Oltre all’animazione, si consideri anche il successo di numerosi horror, spesso ritenuti non riusciti ma di grande appeal per il pubblico. Il cinecomic, grazie alla grande fanbase che riesce a generare, è il più delle volte immune alle stroncature dei critici (si pensi al caso di Suicide Squad).
Rotten Tomatoes si riconferma essere, ancora una volta, un indicatore molto utile per capire gli umori attorno a un film ma assai fallibile. Quello che serve riscoprire è invece una critica slegata dai “voti” che prema maggiormente l’acceleratore sull’aspetto culturale. Serve uno studio dei film che aiuti il pubblico a leggerne la grammatica, a capire il potenziale del mezzo e, infine, dopo avere fatto maturare una coscienza critica, renderlo in grado di scegliere autonomamente.
Perché, in fondo, fruire l’intrattenimento è come sedersi a tavola: possiamo mangiare di tutto ma ciò che scegliamo diventerà, in piccola parte, quello che siamo.