the end l'inferno fuori recensione
Alessandro Roja in The End? L’inferno è fuori
Claudio Verona (Alessandro Roja), cinico e borioso uomo d’affari, mentre si sta recando ad un’importante riunione al decimo piano dell’azienda in cui lavora rimane bloccato dentro l’ascensore tra due piani. Un piccolo equivoco facilmente risolvibile… se non fosse che nel frattempo la città è in delirio per un’imminente apocalisse zombie.
The end? L’inferno fuori, diretto da Daniele Misischia, è ambientato quasi totalmente all’interno dell’ascensore in cui il protagonista si trova rinchiuso. L’unico contatto con l’esterno è un’apertura delle porte che Claudio è riuscito a forzare, non abbastanza larga per uscire ma a sufficienza per affacciarsi sul piano, vedere cosa accade e richiedere aiuto. Il format adottato è ingegnoso. La location unica, che si trasforma in breve tempo da prigione metallica al solo luogo di salvezza possibile, è una soluzione utile a conferire credibilità alla vicenda. A parte i “mutanti” del palazzo che si scagliano contro Claudio, infatti, lo spettatore rimane informato della catastrofica epidemia tramite radio, cellulare e l’interfono dell’ascensore.
the end l'inferno fuori recensione
Gli zombie di The End? L’inferno è fuori
Considerare The end? un unicum del nostro cinema sarebbe sbagliato: pur non essendo uno dei sottogeneri più affrontati e collocandosi sempre nelle produzioni low budget, esiste un circoscritto corpus di film dell’ultimo decennio che ha abbracciato stereotipi e strategie narrative proprie dello zombie movie. Senza dubbio però fattori come la presenza dei Manetti Bros. in veste di produttori (insieme a Rai Cinema), l’ottima interpretazione di Alessandro Roja, l’equilibrio tra la volontà di non prendersi troppo sul serio e la capacità di porsi come progetto “serio”, non ammiccante al trash eccessivo, pongono il lungometraggio su un gradino più alto rispetto a quanto forse ci si potesse aspettare.
Certo, siamo lontani dalle piccole (e al contempo grandi) produzioni di serie B che spiccano in altri Paesi europei, ma la passione per il cinema di genere emerge con prepotenza, così come la voglia di mostrare al pubblico qualcosa a cui non è granché abituato. Gli ingredienti per passare un’ora e mezzo di intrattenimento sono ben amalgamati e le (inevitabili) carenze sono bilanciate da sequenze in grado di divertire e mantenere la tensione necessaria. Corpi di zombie maciullati, fucili a canne mozze e battute spesso deliranti fanno il resto.
Se sia il primo passo di un’apertura ad opere così singolari non è dato sapere, ma senza dubbio The end? è pervaso da tutta la freschezza e la voglia di stupire di cui il cinema italico ha bisogno.