ROBIN HOOD – L’ORIGINE DELLA LEGGENDA, la recensione del film di Otto Bathurst

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Robin Hood trailer
Jamie Foxx e Taron Egerton in Robin Hood (2018)
robin hood 2018 recensione
Taron Egerton è il principe dei ladri in Robin Hood
Il giovane Robin di Loxley (Taron Egerton) è un giovane ricco innamorato della bella Marian (Eve Hewson). I due vivono in un castello, finché Robin non viene chiamato a partecipare alle Crociate. Dopo 4 anni lontano da casa al suo ritorno troverà la popolazione della contea di Notthingam oppressa dalla tasse imposte dallo Sceriffo (Ben Mendelsohn). Spinto da un nobile arabo a cui ha salvato la vita, Yahya (Jamie Foxx), il giovane Robin si trasforma in un giustiziere che proverà a rovesciare la tirannia e “rubare ai ricchi per dare ai poveri”.
Se si potesse riassumere il Robin Hood – L’origine della Leggenda con una sola parola quella sarebbe accrocco.
Il film diretto da Otto Bathurst racconta l’eroe popolare inglese in una chiave diversa, focalizzando l’attenzione sulle origini del personaggio. Una sorta di prequel degli avvenimenti che noti, che abbiamo conosciuto nelle decine di adattamenti cinematografici di Robin Hood. Quello che però il lungometraggio tenta di mettere in scena assomiglia molto di più a un film di supereroi che a un dramma epico medievale.
Robin Hood è l’eroe che perde tutto e per riuscire a stabilire la giustizia, e l’ordine nella sua città, deve trasformarsi in un vendicatore mascherato che indossa un cappuccio e un bavaglio per coprire naso e bocca (travestimento alquanto discutibile). Per quanto la cifra stilistica del personaggio sia riconducibile a Green Arrow e allo stesso Oliver Queen, c’è da sottolineare che le analogie più lampanti (tanto ovvie quanto imbarazzanti) sono legate al Bruce Wayne della DC. Non si tratta semplicemente di accenni alla cultura fumettistica o cinematografica del personaggio DC, ma del fatto che Robin Hood sembra riscritto esattamente con gli stessi toni e atteggiamenti del famoso uomo pipistrello, bat-caverna inclusa.
robin hood
Jamie Foxx e Taron Egerton in Robin Hood (2018)
Se la trama pecca di incongruenze narrativa – inutile sottolineare alcuni passaggi narrativi davvero poco credibili – sicuramente le poche scene d’azione più spettacolari non riescono a dare lo smalto giusto al film. L’eccesso è concesso se ricercato e voluto, ma qui la grandiosità delle prodezze di Robin con arco e frecce stona con il mood della pellicola che si prende troppo sul serio sin dalle prime battute. La scarsa credibilità è il risultato della mancanza di una certa omogeneità: all’inizio il film appare serioso, poi si concede momenti che vogliono essere intenzionalmente ironici e, alla fine, la serietà ricercata diventa involontariamente comica. Tutto ciò porta, così, a rendere le parti più leggere e goliardiche ancor meno credibili e quelle serie fin troppo ridicole.
Purtroppo nemmeno gli attori riescono a convincere pienamente ed è un vero peccato non poter comprendere al meglio le loro capacità. Robin manca totalmente di iniziativa, porta avanti la trama soltanto perché qualcuno gli dice cosa fare risultando persino grottesco. Marian risulta inconsistente: a osservarla bene è impossibile non notare il suo make up perfetto, quasi come se fosse appena uscita da una spa di lusso mentre distribuisce pasti caldi ai cittadini rifugiati in miniera. (forse il suo lipstic matte era una moda durante il medioevo…!). Buona la prova di Ben Mendelsohn che, nonostante tutto, dimostra professionalità e grande impegno nel prestare il volto a un “cattivo” poco realistico.
Altro elemento che fa vacillare la tenuta del film di Barhurst è l’ambientazione ambigua e schizofrenica: si passa con disinvoltura attraverso ogni genere di epoca, facendo scricchiolare ancora una volta l’asse della credibilità. La scelta, voluta, di inserire nel lungometraggio pellicce, stivali in gomma, archi che sembrano fucili e armature medievali senza capo ne coda, è un chiaro intento di focalizzare l’attenzione molto più sulla narrazione che sulla rappresentazione. Peccato che la narrazione, come già detto, abbia evidenti problemi strutturali. Robin Hood – L’origine della leggenda è, in conclusione, un film poco – o per nulla – convincente: sicuramente farà anche sorridere, nel senso più accidentale del termine.