2013_05_07 Predestination_0407.tif

“Cosa faresti se ti potessi far incontrare l’uomo che ha rovinato la tua vita? Se ti promettessi che tutto andrebbe per il verso giusto, lo uccideresti?”
È questo il fondamento introduttivo della nuova straordinaria avventura cinematografica di Michael e Peter Spierig, coppia di filmmaker australiani e autori di Undead e Daybreakers – L’ultimo vampiro, che, senza dubbio, merita un posto d’onore tra le pellicole di fantascienza più originali degli ultimi anni. Un progetto intrigante, capace di guadagnarsi con merito l’etichetta di cult istantaneo.
Sovvertire le regole della scienza e raccontarle sul grande schermo non è un’operazione di facile realizzazione, soprattutto considerando l’ipotesi e il possibile rischio di inoltrarsi, ‘frame by frame’, in una narrazione criptica ed enigmatica. Forse troppo indigesta per uno spettatore che strizza l’occhio con pigrizia a pellicole appartenenti al genere fantascientifico. E poi, per la gioia degli appassionati della materia sci-fi, troviamo quella congrega ristretta di registi, tra cui George Lucas, Steven Spielberg, Stanley Kubrick, Ridley Scott, Christopher Nolan e i fratelli Spierig (forse è il caso di includere anche loro) che prima di mettere in atto i loro progetti, studiano attentamente i dettagli senza lasciare nulla al caso, intrecciando molteplici trame con un unico filo. Quello conduttore.

hawke e snook

Partendo dal pensiero del geniale Robert A. Heinlein e dal suo romanzo Tutti voi Zombie, a cui il film si ispira e offre la chiave ‘madre’ di lettura, Predestination basa la sua naturale essenza sul fenomeno dei paradossi (non a caso uno dei dilemmi ricorrenti è quello dell’uovo e della gallina) attraverso una storia funzionale e funzionante. La regia è potente e privilegia i primissimi piani atti ad evidenziare il linguaggio degli occhi e le emozioni che traspaiono dal viso dei personaggi.
Il film è una meccanica ad incastro come il cubo di Rubik, con una serie di interminabili combinazioni a disposizione e la possibilità di manipolare la soluzione finale, riallineando le linee dei colori. Proprio di colori, anime e toni si caratterizzano le magistrali interpretazioni dei due protagonisti: Ethan Hawke, star implacabile dalle parti di Hollywood che fa centro in ogni pellicola (nei PP con pistola puntata, come nella foto qui sotto, sembra Tomas Milian in Squadra Volante), e la giovane attrice australiana Sarah Snook, incredibile rivelazione, in un ruolo complesso e reso autentico dalla sua eccezionale naturalezza espressiva (guardando il film capirete perché, non vi sveliamo nulla).

predestination Immagine

Alla prima parte più introspettiva, quasi biografica ed emotiva (racchiusa in lungo dialogo-confessione tra i due personaggi Hawke e Snook), si contrappone una seconda parte decisamente più intensa e articolata, con un ritmo serrato necessario a creare quell’effetto suspense adatto al contesto e alle dinamiche delle situazioni. Molteplici sono le interpretazioni – e connotazioni – che il film assume nella sua totalità: oltre all’idea dei paradossi nel senso più ampio, Predestination ha una valenza significativa, e alquanto profonda, la ricerca d’identità e il percorso di metamorfosi, fisico e metaforico.
Non mancano gli spunti o i riferimenti al cinema di genere: da Inception a Ritorno al Futuro da Memento a Looper, la costante nolaniana sembra prevalere con maggiore incisività anche se va riconosciuto al duo registico di aver costruito con originalità una pellicola calibrata con intelligenza e davvero suggestiva. In Predestination spicca spicca curiosamente la trasformazione del volto di Sarah Snook che ricorda quello di Leonardo DiCaprio agli albori della sua carriera.
I fratelli Spierig rivisitano e potenziano il tema dei viaggi nel tempo con convinzione disinvolta, confezionando un thriller ‘lisergico’ dove la struttura diegetica oscilla all’interno della storia stessa con sbalzi spazio-temporali che spiazzano lo spettatore. Il film conduce il pubblico a un finale letteralmente di ‘riflesso’, in cui l’ultima scelta è fondamentale per spezzare la catena del ‘predestino’, quella in cui il protagonista è stato inserito e da cui può scegliere di uscirne cambiando il suo futuro. La logica di Predestination e la rotta di navigazione tracciata dalla coppia di registi è incentrata su un concetto tanto semplice quanto cinico e disperato da assorbire: l’unico motivo per cui vale la pena vivere non è amare ma perseguire uno scopo ben preciso.

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