Il Castello di Vetro, la recensione
La famiglia Walls al completo in Il Castello di Vetro
Da bambini tutti abbiamo dei sogni che, col tempo, possono mutare. Tutti abbiamo una famiglia che ci sostiene nonostante i problemi e il bisogno non sempre soddisfatto che abbiamo di essere amati e accuditi come vorremmo. Tutti noi siamo qualcuno proprio grazie a chi ci ha cresciuto.
Il Castello di Vetro parla proprio di tutto ciò. Parla della famiglia.
Tratto dal romanzo autobiografico best-seller di Jeannette Walls, il film racconta le vicende di una famiglia particolare, quella dell’autrice, e della sua infanzia travagliata, fatta di povertà, vagabondaggio, sogni infranti, ribellione. Per molti anni Jeannette ha tenuto nascosta la sua infanzia, di cui si vergognava, per poi decidere di renderla pubblica con la stesura del romanzo che ha emozionato milioni di persone. La pellicola, costruita principalmente sui flashback della protagonista ventenne (Brie Larson), riprende il suo passato oscuro e tormentato, dal quale la giovane cerca con tutte le sue forze di scappare per costruirsi una propria identità.
Brie Larson in una scena del film
Ad interpretare i due eccentrici genitori sono i magnifici Woody Harrelson e Naomi Watts, che con i loro gesti, il loro linguaggio e il loro corpo, riescono a far rivivere due figure conflittuali, intelligenti, creative e tormentate. I due appaiono incapaci di prendersi cura della famiglia in modo tradizionale, ma al contempo riescono a donare tanto ai propri figli.
Il regista Destin Daniel Cretton crea un mondo magico e, insieme, oscuro in cui si muovono i personaggi trascinando lo spettatore nel vortice della loro vita drammatica e, in un certo senso, nostalgica. Brie Larson concilia perfettamente gli stati d’animo insiti nella protagonista: la voglia di scappare e farsi una sua vita lontano dalla famiglia e l’amore per i genitori che la spinge sempre a tornare indietro. Questa opposizione è propria di molti e questo fa sì che diventi facile immedesimarsi nei personaggi, cogliendone le varie sfaccettature che li rendono reali e tridimensionali.
Il Castello di Vetro, la recensione
Una scena della pellicola
Ecco quindi che Il Castello di Vetro, l’innovativa casa a energia solare che Rex, il padre di Jeannette, progettava da tempo, diventa un simbolo delle promesse deluse dell’infanzia di Jeannette, che da adulta si distacca e cerca di evadere per realizzare i suoi sogni altrove. Per questo motivo la giovane si fidanza con David (Max Greenfield), una figura opposta a quella del padre.
Il cambiamento nella vita di Jeannette si riscontra anche nella fotografia, i cui toni cambiano con il passare del tempo. La stessa contrapposizione si trova anche nelle ambientazioni. Da un lato “le baracche” e la povertà dell’infanzia, ingombranti dei quadri della madre e della caoticità della vita familiare; dall’altra l’ordine esasperato e “neutro” nel momento del distacco dal passato.
Il cast eccelle nell’interpretazione, emergono i legami tra i fratelli e tra questi e i genitori, ma la pellicola fatica a coinvolgere fino in fondo lo spettatore a livello emozionale, rendendo la storia interessante da guardare ma senza lasciarla impressa a lungo nella mente di chi guarda.
Il Castello di Vetro è un racconto sconvolgente e incredibile, intriso di luce e oscurità, così come l’animo delle persone che l’hanno vissuto e che lo osservano; una storia vera che trasporta in altri luoghi, fa vivere sogni disincantati o da realizzare, e parla dell’amore che ognuno di noi porta dentro di sé ma che non sempre riesce ad emergere. Rivela chi siamo e chi siamo stati.