GEOSTORM: la tempesta (im)perfetta – Recensione del film con Gerard Butler

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Geostorm, il disaster movie di Dean Devlin
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Geostorm, il disaster movie di Dean Devlin

La tempesta (im)perfetta: Geostorm

Il cinema catastrofico, che ha vissuto un’epoca d’oro nei primi anni ’70, ha invaso di nuovo i cinema di tutto il mondo dalla seconda metà degli anni ’90, grazie soprattutto all’avvento degli effetti speciali in computer grafica.
A far ripartire il genere portandolo a un successo senza precedenti è stata una coppia di “ragazzi terribili”: Roland Emmerich e Dean Devlin, che con Stargate e Independence Day hanno ottenuto successi di pubblico esaltanti.
Il regista tedesco negli ultimi anni ha riportato in auge il genere e Devlin ha scelto proprio il filone catastrofico per il suo esordio alla regia con Geostorm.
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Geostorm, il disaster movie di Dean Devlin

Niente di nuovo sul fronte meteorologico

La storia inizia nel 2019. Una crisi ambientale mai vista innesca tempeste, uragani, siccità, ondate di calore capaci di uccidere milioni di persone in poche ore. Le nazioni di tutto il mondo capiscono che l’unico modo per fare fronte ai disastri è collaborare insieme, costruendo una rete di satelliti per controllare il clima e prevenire disastri.
Dopo anni di pace, il sistema ha una serie di guasti che causano singoli disastri ambientali in varie posizioni del pianeta e Jack Lawson (Gerard Butler, già Leonida in 300), scienziato per anni a capo del progetto, cerca di indagare sui motivi. Scoprirà ovviamente intrighi di potere e complotti che mettono a rischio l’intera dell’umanità.
Geostorm è un film senza grandi pretese e risulta molto godibile a patto di non voler pensare troppo: la storia è semplice, i personaggi piuttosto stereotipati, ma il film ha un buon ritmo e una sua energia che emerge nelle scene d’azione e in certi siparietti tra i vari protagonisti.
Manca tuttavia qualcosa. L’eccessivo spazio dato al rapporto scontato di amore/odio tra Jack e suo fratello Max (Jim Sturgess) e alle indagini del team di scienziati sulla stazione spaziale, con certe soluzioni un po’ troppo semplicistiche, fa storcere il naso.
Il cast è ben assortito, ma alcuni attori risultano molto poco utilizzati. Ed Harris e Andy Garcia, ad esempio, potrebbero essere tranquillamente sostituiti da qualsiasi altro attore e nessuno se ne accorgerebbe.
Per quanto riguarda la componente catastrofica, le sequenze effettivamente interessanti (poche e divertenti, più che spaventose) a livello visivo sono relegate troppo spesso a momenti di raccordo tra una scena e l’altra.
Insomma, niente di davvero nuovo sotto il sole, ma in qualche modo Geostorm funziona.
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Gerard Butler è Jack Lawson in un’immagine di Geostorm

Non tutto è perduto

Se soltanto il regista avesse calcato di più sulla parte estetica e “disastrosa”, Geostorm ne avrebbe senz’altro beneficiato. È abbastanza palese come Devlin cerchi di emulare lo stile e l’approccio mostrato da Emmerich in The Day After Tomorrow – L’Alba Del Giorno Dopo o 2012, senza però avere il coraggio di andare all’estremo come il regista tedesco, famoso proprio per il suo cinema esagerato e sopra le righe.
Ma, alla fine, Geostorm ha un grande pregio: non annoia mai, scorre veloce nonostante le quasi due ore di durata, diverte e soprattutto ha il coraggio di non prendersi mai sul serio. Specialmente negli ultimi 30 minuti di pellicola, dove il divertimento è assoluto e senza freni.
E, finalmente, quando per l’ennesima volta in un film i protagonisti devono correre contro il tempo perché sulla base spaziale in cui si trovano sta per saltare in aria, qualcuno ha la freddezza di chiedere “ma perché diavolo è stata installata l’autodistruzione?”.