Addio a Dario Fo, poeta illustre e premio Nobel

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Dario Fo By Gorupdebesanez (Own work) [CC BY-SA 3.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], via Wikimedia Commons
Dario Fo alla Mostra del cinema di Venezia nel 1985
By Gorupdebesanez (Own work) [CC BY-SA 3.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], via Wikimedia Commons
Dario Fo alla Mostra del cinema di Venezia nel 1985
Si è spento oggi, all’età di 90 anni, uno degli artisti più illuminanti del panorama culturale italiano: Dario Fo.
Sommo poeta, lirico della comicità, drammaturgo illustre e attore iperbolico, Fo ha lasciato un segno indelebile nella storia contemporanea grazie alla sua infinita passione e devozione per l’arte. Una ragione di vita ma anche un motivo per dar libero sfogo al proprio pensiero. Il suo nome è legato indissolubilmente al teatro in cui si è imposto come giullare dal linguaggio irriverente ed enfatico, che fonda le radici nella Commedia dell’arte, elaborando con sagacia uno stile autentico, innovativo e pungente basato su improvvisazione memorabili. E’ il rovesciamento della realtà, il sapere tratteggiare il pensiero comune con uno sguardo capovolto, contrapposto alle consuetudini e all’ideale condiviso, che lo hanno reso un uomo fuori dall’ordinario, tenace ed inesauribile.
Anticonformista e ironico provocatore, considerato ‘scomodo’ da alcuni, Dario Fo è stato uno dei grandi scissionisti del dominio culturale, alacre esponente di una satira socio-politica e anticlericale nonché abile nel demistificare l’attualità, il mondo, la storia e i suoi miti.
“Perché, seguendo la tradizione dei giullari medioevali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi.” Con questa motivazione riceve il Premio Nobel per la Letteratura nel 1997, a coronamento di una carriera davvero unica e straordinaria. ‘Cantore’ poliedrico, si è sempre detto orgoglioso del suo essere intellettuale alla portata del pubblico. L’uomo della strada era il suo interlocutore. Non solo teatrante, Fo ha toccato molti tipi di arte e ogni sistema comunicativo: i suoi quadri colorati, pieni di vita e vivacità, la sua voglia continua di lavorare per raccontare sé stesso, i propri racconti, gli hanno permesso di diventare un “oratore” culturale inarrestabile. Dal grammelot, alla musica, al cinema, fino all’attivismo politico, il suo contributo è sempre stato deciso e sentito. Amico, ma spesso critico, nei confronti di una società in continuo mutamento e di cui, con arguzia, fotografava le idiosincrasie. Tra le sue opere ricorderemo per sempre il Mistero buffo ma anche per i suoi ruoli in pellicole come Lo Svitato di Carlo Lizzani (1965), Musica per vecchi animali di Umberto Angelucci e Stefano Benni (1989) e la miniserie I promessi sposi di Salvatore Nocita, nella quale interpreta l’Azzeccagarbugli.
Se ne va Dario Fo, una maestro geniale e un simbolo di cultura del nostro Paese (assieme ad Umberto Eco ed Enzo Jannacci), il cui ricordo rimarrà impresso indelebilmente nell’immaginario collettivo.
Buon viaggio…
Andrea Rurali & Gabriele Lingiardi