la prima notte del giudizio recensione
Joivan Wade and Lex Scott Davis nel film La prima notte del giudizio
Dopo la trilogia La notte del giudizio era legittimo porsi una domanda: come ha avuto origine il famoso “Sfogo“? La prima notte del giudizio risponde al quesito e riesce a soddisfare la curiosità in maniera sintetica, utilizzando la giusta dose di tensione narrativa mescolata a una credibilità disarmante.
In questo prequel viene da subito esplicitato che la cosiddetta “Purga” non è altro che un esperimento sociale “controllato”, attuato da un partito estremista di destra, i Nuovi Padri Fondatori d’America (NFFA), radicato nella zona di Staten Island a New York.
L’idea dell’esperimento sociale viene inizialmente proposta come uno studio della condotta umana in una situazione di assenza di regole e in un luogo dove le fasce più povere combattono quotidianamente con la frustrazione e la rabbia di una realtà economica disastrosa.
La base volontaria, chiaramente remunerata, spinge quasi tutti i cittadini a sottoporsi alla sperimentazione che, però, in breve tempo, degenera in un massacro orchestrato dal partito stesso.
Se negli altri film della serie lo Sfogo avveniva in una realtà futura e distopica, dove non si parla più di esperimento sociale ma di pratica ‘istituzionale’ caratterizzata dalle lotte di classe e di etnie, in questa pellicola si va oltre.
la prima notte del giudizio
La prima notte del giudizio (2018)
L’intento politico del film è l’elemento predominante della trama, che vede, appunto, una minoranza subire una vera e propria esecuzione da parte di gruppi mercenari estremisti. Niente viene taciuto o semplicemente accennato. La tematica del razzismo è talmente esasperata da diventare drammatica e terrificante, scomodando persino riferimenti al nazismo e al Ku Klux Klan (attraverso costumi e maschere).
La prima notte del giudizio racconta l’ondata punitiva verso gli strati più poveri della popolazione, l’orrore di una pratica che non risparmia nessuno ma che viene poi “distorta” e comunicata come una “terapia” capace di risolvere i problemi economici e sociali, tanto da venire regolarizzata con scadenza annuale.
Diretto da Gerard McMurray, il film prende il meglio della serie cinematografica realizzata da James DeMonaco (qui sceneggiatore e produttore) e costruisce un racconto molto classico nell’esecuzione (con riferimenti anche al cinema d’azione) servendosi di narrativa semplice e immediata, merito anche di un cast all’altezza delle aspettative. Una menzione speciale va al protagonista maschile Y’lan Noel, il bad boy che diventa eroe e trascina tutti con il suo carisma e la sua determinazione. Efficace nella sua performance è anche Lex Scott Davis, che interpreta una donna tosta e coraggiosa, determinata a portare avanti la sua ribellione nei confronti di una società classista che la emargina per il colore della sua pelle.
Risulta interessante a livello tecnico l’utilizzo di lenti a contatto/microcamere, che non solo registrano costantemente lo Sfogo per soddisfare quell’impulso voyeuristico insito nell’uomo, ma fanno anche somigliare le persone a demoni della notte.
Nonostante alcune imperfezioni e piccole ingenuità nel “far sopravvivere” i protagonisti, La prima notte del giudizio è in linea con la trilogia di James DeMonaco e ha la capacità non solo di intrattenere ma anche di far riflettere. Visione consigliata.