Perché La La Land è un successo già annunciato?

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Ryan Gosling ed Emma Stone in una foto di scena di La La Land
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Ryan Gosling ed Emma Stone in una foto di scena del film La La Land

Sta per arrivare nelle nostre sale l’attesissimo La La Land

La distribuzione italiana ha infatti rallentato l’uscita nello stivale (negli Stati Uniti ha debuttato a dicembre), probabilmente in previsione di un possibile trionfo agli Academy Awards e per lasciare al film il tempo di fare il proprio corso raccogliendo una valanga di “passaparola” positivi.  Non sembra, dunque, casuale che la release date al 26 gennaio sia solo due giorni dopo l’annuncio delle nomination agli Oscar (che avverrà il 24). Insomma, La La Land è un successo già annunciato.
Noi di CineAvatar lo abbiamo visto (e rivisto) al Festival di Venezia 2016 (qui la nostra recensione), dove è stato presentato in anteprima mondiale. Per rispondere subito alla domanda che vi sarà passata per la mente dobbiamo dire che, sì, La La Land è veramente un film affascinante destinato a restare a lungo nel cuore degli appassionati e negli annali del cinema.

Ma il punto è: perché?

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La La Land – Photo: courtesy of La Biennale di Venezia
Innanzitutto sia chiaro che l’opera di Chazelle è tutt’altro che perfetta. I primi cinque minuti lo sono: la sequenza di apertura è forse la cosa più travolgente che vedremo al cinema da qui a qualche anno. Il resto della pellicola non possiede una compattezza narrativa particolarmente notevole: le scene che portano ai momenti esplosivi sono evanescenti rispetto ai numeri musicali, la trama non riserva grandi sorprese fino al terzo atto e il ritmo procede regolare ed uniforme per tutta la sua durata. Eppure La La Land è un classico in termini di energia e potenza perché riesce a fare di questi difetti uno strumento per evidenziarne i pregi.
Il regista di Whiplash racconta una vicenda già nota, ma in modo limpido, semplice e lineare: una ragazza in cerca di successo come attrice incontra un musicista senza un soldo costretto a svendere la sua arte per vivere. L’intreccio è però usato come pungolo per arrivare al cuore della fascinazione hollywoodiana. Damien Chazelle ha capito che, per fare un classico oggi, non deve essere diverso né da Rocky, né da È nata una stella. Uno contro tutti in una scalata al successo che metterà in discussione l’identità personale e i valori di partenza. La La Land riprende quindi la più tradizionale storia di ricerca del successo, da sempre universale e transgenerazionale oltre che transnazionale (è la struttura narrativa che parla a più culture possibili), per ambientarla in un limbo temporale indefinito.
L’universo in cui vivono Mia e Sebastian sembra appartenere ad una dimensione alternativa e anacronistica, in cui il tempo è collassato su sé stesso e in cui convivono gli anni ’20, con la diffusione del Jazz, gli anni ’50 della ripresa economica e la modernità di oggi. A dare particolare valore a questa scelta registica è il fatto di raccontarla attraverso l’incontro e lo scontro tra le sensibilità musicali.
La La Land - Photo: courtesy of La Biennale di Venezia musical
La La Land – Photo: courtesy of La Biennale di Venezia
Le canzoni infatti, oltre che essere musicalmente perfette, parlano della musica stessa, la vera co-protagonista del lungometraggio. Questa forza vitale, tanto cara al filmmaker di Providence, descrive i moti d’animo dei personaggi, li colloca in una loro dimensione spaziale, temporale e psicologica ben distinta e li fa incontrare creando ogni volta un ritmo nuovo. Non ascoltate chi dirà che La La Land è vintage: il film è così forte perché è estremamente moderno nella misura in cui prende l’eredità del passato e la usa per parlare del presente con lo stile del futuro. La messa in scena, e quindi la forma, è talmente intrisa di un citazionismo espressivo da diventare qualcosa di completamente fresco e originale.
Ma torniamo sui motivi per cui la pellicola, secondo noi, resterà nell’immaginario collettivo a lungo: Mia e Sebastian sono due personaggi epici, piccoli individui che tentano una scalata impossibile. Non lontano da quello che raccontava King Vidor ne La folla (1928): la spinta che muove i protagonisti è quella di non essere più solamente “someone in the crowd” (qualcuno nella folla). Se si ascolta il brano che prende il titolo da questa frase si può percepire la frenesia della quotidianità nel ritmo incessante della partitura. Ad un certo punto, durante uno special, una voce solitaria emerge nel silenzio. Quella è Mia e, contemporaneamente, è la nostra, quella degli spettatori.
Emma Stone e Ryan Gosling hanno fatto un lavoro eccellente nel costruire due personalità comuni, ma lasciando intravedere nelle loro movenze e nelle azioni la loro unicità. Il romanticismo che permea la narrazione non appartiene, come suggerisce la tagline del film, ai folli e ai sognatori. La La Land è un’opera per gli amanti del cinema, delle storie brillanti e narrate con efficacia, dove ogni comparto artistico (dai costumi alla fotografia) apporta uno strato di significato. Un piccolo grande gioiello contemporaneo, destinato a riempire le notti insonni, più malinconiche, di ognuno di noi, e a raccontare, con le sue immagini e la musica, la gioia di essere sé stessi.