jurassic world futuro della saga
La piccola Maisie Lockwood (Isabella Sermon) in Jurassic World: Il Regno Distrutto
Dopo una recensione a briglie sciolte, scritta di getto sull’onda dell’emozione, è tempo di ripensare all’impatto che Jurassic World: Il Regno Distrutto ha sulla saga preistorica più amata, iniziata da Steven Spielberg nel 1993.
Il film di Juan Antonio Bayona presenta moltissimi punti di rottura con i precedenti (e infatti, come già accaduto in Star Wars con Gli Ultimi Jedi, ha scatenato diatribe nel fandom) e vale la pena vedere cosa sia definitivamente cambiato e quali nuovi orizzonti si siano aperti.
Procediamo per punti, ovviamente andando nel dettaglio delle varie situazioni del film.
Insomma, un articolo pieno zeppo di SPOILER!

ADIOS, ISLA NUBLAR

Partiamo da quello che è il maggior punto di rottura di tutta la saga Jurassica: la mancanza dell’isola. A parte alcune sequenze introduttive e il finale de Il Mondo Perduto: Jurassic Park (con un T. rex a spasso per San Diego), ogni film precedente si svolgeva interamente su una delle due isole di proprietà della InGen: Nublar (Jurassic Park/World) o Sorna (il Sito B).
Con Jurassic World: Il Regno Distrutto per la prima volta la gran parte della trama non si svolge su un’isola, ma sulla terraferma. Le basi per questo erano già state poste da Jurassic World, con l’accenno agli affari extra-isolani di Henry Wu (B.D. Wong), il genetista che ha ricreato i dinosauri.
Stavolta, però, non ci si limita a lasciare l’isola per poi farvi ritorno: Nublar viene completamente distrutta! Sappiamo dalle informazioni collaterali al film precedente che Sorna è praticamente deserta: tra un ecosistema al collasso, epidemie (come nel secondo romanzo di Michael Crichton) e il trasporto degli animali superstiti a Jurassic World, Sorna è rimasta vuota.
Con la distruzione di Nublar e di tutta la vita su di essa, si chiude definitivamente un’epoca. E Bayona cala il sipario con una scena bellissima e atroce, con quel Brachiosaurus abbandonato a una morte terribile sotto gli sguardi attoniti degli inermi protagonisti.
Un colpo bassissimo, dritto nello stomaco di chi negli ultimi 25 anni ha sgranato gli occhi davanti a quel dinosauro che si ergeva maestoso sulle note di John Williams.
Una singola immagine che si candida a essere il simbolo di questo lungometraggio.
A questo punto l’intera popolazione di dinosauri clonati si riduce a quelli portati via dall’isola da Eli Mills (Rafe Spall). Alcuni vengono venduti, altri scappano in libertà. Vedremo dopo a cosa ciò possa portare, ma la storia ha già adesso preso pieghe completamente diverse da quanto fatto in precedenza.
Un Brachiosaurus ancora ignaro della fine che lo attende…

LA BAMBINA D’ORO

Il personaggio più dirompente nell’economia della saga è senza dubbio la piccola Maisie Lockwood (l’esordiente e bravissima Isabella Sermon, vera rivelazione del film).
Come veniamo a sapere verso il finale, infatti, la bambina non è che il clone della defunta figlia del magnate Benjamin Lockwood (James Cromwell), creato con la stessa tecnologia utilizzata per i dinosauri.
Forse c’era da aspettarsi che prima o poi gli autori sarebbero arrivati a toccare il concetto della clonazione umana, ma rimane comunque una sorpresa, pur costruita durante il film con piccoli e chiari indizi.
Quello che davvero apporta il personaggio all’equilibrio di questa nuova trilogia verrà rivelato, come molte altre cose, solo nel terzo capitolo. Ma possiamo speculare…
Jurassic World Il Regno Distrutto recensione
Isabella Sermon, la giovane rivelazione di Jurassic World: Il Regno Distrutto
Di certo è stata abbattuta una barriera di idee molto ingombrante, il che offre uno spunto per ampliare un discorso etico che non potrebbe che giovare alla prevista conclusione di questa seconda trilogia Jurassica.
Intanto però possiamo vedere come una decisione presa da Maisie abbia generato delle conseguenze…
La sequenza in cui decide di liberare i dinosauri – in pericolo di vita – dalla villa è costruita secondo una logica morale ben precisa: essa rappresenta la chiave di tutta la pellicola. La scelta di aprire il cancello, quando perfino Claire (Bryce Dallas Howard) decide a malincuore di non farlo, è non a caso sua.
La dimostrazione, ultima e definitiva, di quanto i villain dei film precedenti, Ludlow e Hoskins, si sbagliavano. Queste creature, siano Velociraptor o esseri umani, non sono oggetti da usare a piacimento, ma esseri viventi.
Sono vivi, come me”, dice la piccola Maisie, ormai conscia della sua natura. Quando si dice il potere dell’empatia.
B. D. Wong è Henry Wu in Jurassic World: Il Regno Distrutto

 

GENETICA E CAOS

Henry Wu e Ian Malcolm (Jeff Goldblum), sono sempre stati personaggi fondamentali per la saga, anche se in modi diversi.
Se nel primo film Wu aveva un ruolo molto più marginale della sua controparte nel libro di Crichton, il primo e il secondo Jurassic World hanno ristabilito la sua importanza nel canone. È lui l’artefice della creazione dei dinosauri, la mente dietro a tutte le operazioni scientifiche della InGen/Masrani. Il suo ruolo, nell’ombra e con un’oscura agenda personale, è sfuggevole e quasi da eminenza grigia. Il suo tempismo, volontario o meno, nell’andarsene subito prima che la situazione precipiti gli consente di trovarsi ancora in grado di perfezionare i suoi piani.
L’ultima creatura da lui realizzata, l’Indoraptor, eccezionale villain del film, mostra tratti caratteriali estremi e grande violenza (come possibile apprezzare meglio nella versione originale del film, non distribuita in Italia). Come l’Indominus in Jurassic World e forse per l’ultima volta.
Colin Trevorrow, sceneggiatore dell’intera trilogia che dirigerà il terzo film, ha confermato che dopo l’Indoraptor non ci saranno più ibridi nella saga e che si tornerà ad atmosfere da avventura fantascientifica più vicine a quelle del primo Jurassic Park.
Jeff Goldblum è Ian Malcolm in Jurassic World: Il Regno Distrutto
Malcolm, che in Jurassic World: Il Regno Distrutto compare per pochi ma significativi minuti, lancia nuovamente il suo monito sulla pericolosità della tecnologia genetica usata per lucro e senza criterio. Il suo secondo monologo, associato alle immagini di dinosauri liberi nel mondo o venduti all’asta e ingabbiati, ci lancia in un finale da brividi.
Non c’è dubbio che la piccola Maisie sia nuovamente il simbolo di questo monito: l’impossibilità di capire che il cambiamento può essere per sua natura traumatico e mortale porta l’uomo, suo artefice, a danneggiare sé stesso.
E arriviamo così al punto più importante…

IL PIANETA DEI DINOSAURI?

Questo punto ci collega alla vera protagonista del film: Blue.
Che sia piccola e già molto sveglia in filmati d’archivio con Owen (Chris Pratt), adulta e inferocita nella giungla o determinata nel combattimento contro l’Indoraptor nella villa, Blue ruba agli altri la scena ogni volta in cui compare.
La caratterizzazione fatta da Trevorrow in Jurassic World paga e la sua scelta finale, quella di tornare alla natura invece di rientrare in una gabbia, non può che lasciare un sorriso sul volto.
Ma cosa succederà ora, coi dinosauri in libertà?
Il primo pensiero che salta alla mente è quello di uno sviluppo simile ai reboot de Il Pianeta Delle Scimmie: le creature preistoriche finalmente tornano a occupare la Terra.
Personalmente, per quanto sarebbe affascinante un mondo post apocalittico con dinosauri, credo che la direzione sarà un’altra.
Jurassic World Il Regno Distrutto
Jurassic World Il Regno Distrutto (2018) di J. A. Bayona
A questo punto i dinosauri sono introdotti nel mondo.
Se prima c’era solo un ristretto numero di persone che poteva crearli e sfruttarli (InGen/Masrani, nella figura di Wu), ora sono alla mercé di tutti: multinazionali, militari, qualunque pazzoide con sufficienti risorse, e via dicendo.
È lecito pensare che il senso della storia verta più sulla necessità di trovare una convivenza che non su uno scenario apocalittico. Anche perché i dinosauri liberati non sono poi molti e non si parla –per ora – dell’equivalente del virus che stermina gli umani nella saga scimmiesca.
La questione sarà la ricerca di un equilibrio e la fragilità della gestione di poteri tecnologici come quello della genetica.
L’immagine di Blue sulla collina, con la tranquilla e ignara cittadina ai suoi piedi, richiama volutamente le simili inquadrature di E.T. L’Extra-Terrestre, ma ribaltandone il concetto in maniera sinistra.
Qui lo scontro sarà reale, un cambio di paradigma assoluto.
“La vita”, come disse Malcolm nel 1993, “abbatte tutte le barriere. Dolorosamente, magari pericolosamente, ma… tutto qui”.
È tutto qui. Scopriremo nel 2021, quando si concluderà la trilogia, a quale prezzo.
Perché “la vita… vince sempre”.