joe lake
La scrittrice Joe Lake
Abbiamo intervistato la scrittrice padovana Joe Lake, autrice di “Cannibalism“, “Virtual life – Realtà Parallele” e “Il teschio di Baphomet“. Ecco cosa ci ha raccontato!

Quando, come e con che libri nasce la tua passione per la letteratura?

Fin da quando ero bambina mi è sempre piaciuto leggere, ma soprattutto scrivere e fantasticare, inventando storie di ogni genere. Tra le mie letture adolescenziali ho particolarmente a cuore: Piccole Donne, Oliver Twist e Il Piccolo Lord. Con il passare degli anni, durante gli studi universitari ho affinato i miei gusti letterari, optando per i grandi romanzi inglesi e tedeschi da Frankenstein di Mary Shelley ai racconti di Edgar Allan Poe, dalle storie romantiche delle sorelle Bronte alla Metamorfosi di Kafka fino agli scrittori contemporanei italiani e stranieri, come Donato Carrisi, Stefano Benni, Stephen King e Thomas Harris con i suoi romanzi sul Dottor Lecter che hanno ispirato la mia ultima fatica dal titolo “Cannibalism”.

So che ami molto sia il cinema che il teatro, e scrivi anche recensioni e interviste. Ce ne puoi parlare?

Cinema e Teatro sono due Arti importanti, differenti, ma entrambe molto affascinanti. Il Cinema raggiunge un pubblico vasto e ha un forte impatto visivo ed emozionale, mentre il Teatro crea uno stretto legame tra i personaggi della storia ed il pubblico, stimolando la fantasia con i suoi mezzi ridotti. Le recensioni e le interviste sono una forma di scrittura diversa rispetto al romanzo che mi permettono di approfondire le mie conoscenze. Collaboro, infatti, per diversi blog e siti web sia di cinema che di letteratura e questo è per me uno stimolo continuo.

Il tuo primo libro pubblicato è “Mr. Bonnet”. Che storia racconta?

Ambientato in una Sidney dai colori del rugby, il romanzo dal titolo “Mr. Bonnet” inizia con la sconvolgente decisione del multimiliardario Dick Murry di estromettere le bellissime cheersleader dalla sua squadra i ‘Gladiatori’; “scelta presa perché: il loro abbigliamento succinto mette in imbarazzo mia moglie e parte dei tifosi”, usando le parole dello stesso Dick. La sua trovata pubblicitaria non ha, però, il plauso di tutti. Tess Bellamy, unica donna presidentessa di una delle più famose squadre di rugby del paese, gli ‘Warriors’, è di tutt’altro parere, ma scontrarsi con il potente Dick Murry le costerà molto caro. Avidi giornalisti come Ben “la feccia” e Jonathan Marx non perderanno occasione per sguazzare nel torbido e scandagliare il passato segreto dei personaggi coinvolti, accentuando la tensione sportiva di fine campionato. Gossips scandalistici, vecchi rancori e passioni travolgenti trascineranno i protagonisti, compresi i giocatori di entrambe le squadre e le loro cheersleader, in una spirale di morte che costringerà il vice capo della polizia Samuel Taft e la sua agente aborigena Kay Nungurrayi a mettere insieme i vari tasselli di un puzzle thriller, rischiando il tutto per tutto, perfino la loro stessa vita.

 

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Dopo “Mr. Bonnet” hai scritto altri 2 libri, “Il teschio di Baphomet” e “Virtual life – realtà parallele”…

Il Teschio di Baphomet è il mio secondo romanzo ed è un thriller storico legato al, mito di Maria Maddalena che, secondo il Vangelo gnostico di Filippo, fu la sposa di Gesù Cristo. A questo si unisce la leggenda del teschio di Baphomet; la vicenda parte dal cuore dell’Africa, terra ricca di tradizioni, riti e intrisa di mistero da cui proviene Isaac Tutuola, un antropologo di fama chiamato in Italia per ulteriori ricerche su un teschio ritenuto appartenente a Bafometto, l’idolo pagano adorato dai Templari e conteso dalla Setta degli Assassini, al quale viene attribuito un potere eccezionale. Secondo un’antica leggenda Maya, il potere viene attivato e amplificato qualora il Teschio di Baphomet si unisca agli altri 12 Teschi del Destino, occasione non così impossibile dato che la città di Venezia è destinata a diventare il palcoscenico di una mostra internazionale che ospiterà i famigerati teschi. E’ questo il pretesto per tessere la trama narrativa in cui agiscono i personaggi di antiche sette religiose e di potere massoniche che lottano tra loro per contendersi il potere dei teschi.
L’incipit di Virtual Life, mio terzo romanzo, mi è venuta nel periodo in cui dilagava la problematica del caso “Welby”. Non so se te la ricordi, riguardava la questione dell’eutanasia e della libertà di scelta di quando poter morire. In quel periodo molte associazioni pro Welby organizzarono sit-in e digiuni di protesta e, anche se il mio romanzo non tratta esplicitamente del problema “eutanasia”, in un certo senso, quella situazione è entrata nel romanzo. La storia è ambientata in un futuro non molto lontano da noi, in cui le persone, alienate e insoddisfatte da una vita difficile, un lavoro precario e un governo che non le sostiene affatto, si rifugiano nel mondo interattivo di Internet, per vivere un’altra realtà, una vita virtuale, appunto, ma le insidie si nascondono ovunque ed anche i protagonisti di questo romanzo devono affrontare la minaccia di un grave pericolo nascosto che potrebbe distruggere l’intero genere umano.

Ma ora veniamo al tuo ultimo libro, un thriller, “Cannibalism”. Come è nata l’idea per questo libro?

L’ispirazione per scrivere “Cannibalism” mi è venuta dopo aver letto il libro “I bambini delle fogne di Bucarest” di Massimiliano Frassi. La sera stessa ho fatto un sogno: un ambiente antico, ampio, dalle cui finestre entrava una luce accecante. Al centro della stanza, una donna, una psichiatra che aiutava le vittime di abusi. Questa immagine è stata l’incipit per poi ambientare il mio romanzo negli antichi palazzi veneziani, tra cui Palazzo Dario, noto per le sue leggende funeste. Il protagonista del romanzo è un killer cannibale che agisce seguendo una sua etica, legata a un’ingiustizia sociale che riguarda lo sfruttamento di minori. Un caso apparentemente semplice che, in realtà, è come il vaso di Pandora da cui esce un miscuglio di segreti che coinvolgono gli appartenenti di una società ricca e opulenta. Ad indagare i fatti è un coraggioso detective, ex agente dell’FBI, aiutato da una giornalista e da una psichiatra.

Joe Lake: cosa ti ha portato alla scelta di questo affascinante ma un po’ “mascolino” pseudonimo?

La scelta di chiamarmi Joe Lake per i lettori è dettata da una mia esigenza inconscia, ovvero quella di estraniarmi da me stessa, in quanto donna ed avvicinarmi il più possibile anche al sentire maschile, in modo tale che la mia scrittura possa appassionare un pubblico  eterogeneo.  Avere uno pseudonimo è come indossare una maschera che mi dà la libertà di esprimermi liberamente perché, paradossalmente, dietro la maschera si è più veri e più liberi di dire ciò che realmente si è.

 

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Chi sono i tuoi scrittori preferiti? Da quali scrittori trai ispirazione?

Alcuni li ho già nominati prima, ma ce ne sono davvero parecchi che mi ispirano ed elencarli tutti sarebbe difficile, anche perché ogni volta che entro in libreria ne scopro di nuovi. Gli scaffali del mio studio si riempiono ed il mio portafoglio diminuisce, ma è un buon modo di spendere, questo te lo posso assicurare.

L’amore per il cinema influenza la tua scrittura?

Assolutamente sì, alcuni dei miei lettori dicono, infatti, che la mia scrittura è di tipo cinematografico perché è diretta e immediata. Vado molto fiera di questa definizione poiché amo le forme d’arte visiva; esse rappresentano un’altra fondamentale forma di ispirazione alla quale attingo con piacere. Nei miei romanzi, infatti, miro a dare al lettore una visone immediata dei luoghi e dei personaggi descritti affinché si possa immergere completamente nella storia. Io stessa ricerco questa immediatezza nei libri che leggo.

Cosa ne pensi dell’attuale situazione dell’editoria italiana?

Siamo in un periodo economicamente difficile e l’editoria ne sta soffrendo come ogni altra forma d’arte, se a questo si aggiunge la frenesia della vita quotidiana ed il poco tempo che ognuno di noi riesce a ritagliarsi, capisci bene quanto commerciare romanzi sia difficile. Nonostante tutto, sono fiduciosa perché la scrittura è un mezzo di espressione importante, una vera passione capace di farti sentire viva, un flusso creativo che non si può far tacere. Per queste ragioni, penso che l’editoria non possa estinguersi, ma continuerà a pubblicare storie e quest’ultime troveranno un suo pubblico che le renderà immortali.

Quali sono i tuoi film preferiti, ed in particolare gli horror che ami?

Domanda difficilissima poiché adoro tutto il genere horror. “L’esorcista” per la regia di William Friedkin ha segnato profondamente la mia adolescenza, tanto da essere il mio preferito ancora oggi; aggiungo “Il silenzio degli innocenti”, “Hostel”, la saga di Saw e ovviamente i film del maestro Dario Argento.

Progetti in cantiere per il futuro?

Romanzi, romanzi e ancora romanzi. La mia fantasia insaziabile non ha intenzione di darmi tregua, metaforicamente parlando. Aggiungo a questo un tour di letture ed incontri per sponsorizzare il mio ultimo romanzo, festival letterari e tante recensioni di film, libri e interviste.