intervista cristian tomassini
Cristian Tomassini in una foto dal backstage de Il Demone dell’Acqua (2017)
Abbiamo intervistato il regista padovano Cristian Tomassini, fresco vincitore con il suo “Il demone dell’acqua” (qui la nostra recensione) del BEST NARRATIVE SHORT AWARD al Los Angeles Film Awards (February 2018), festival del circuito IMBD.
Buongiorno Cristian! Come, quando e con quali film nasce e la tua passione per il cinema?
Ciao! La storia è questa, quando avevo 8 anni ho scoperto la VHS di Alien a casa dei miei cugini marchigiani, e da lì è partito tutto. Sono rimasto folgorato.
Da quel momento in poi in ogni pezzetto di carta che trovavo continuavo a disegnare l’alieno del film, c’era quasi da prendermi per matto!Ogni bambino vorrebbe fare qualsiasi cosa da grande, il poliziotto, l’astronauta, l’esploratore… il Cinema riesce a farti vivere tutte queste cose quante volte vuoi. È un pò come scrivere, ci si inventa delle realtà diverse, e si cerca di trascinare ed incantare gli altri nelle invenzioni della propria mente.
Subito dopo la laurea in Comunicazione ti sei concentrato sulla produzione di video pubblicitari ed industriali, e hai fondato, con Marco Businaro, la casa di produzione Anima Film. Ce ne puoi parlare?
C’è poco da dire, l’obiettivo era:  lavorare!
Facendo cortometraggi non si guadagna e non si vive, appena abbiamo scoperto che ci si può far pagare utilizzando il nostro mezzo preferito facendo pubblicità agli altri, la decisione è stata chiara.
Il cinema costa tantissimo, le attrezzature tecniche sono cose a volte irraggiungibili, il pensiero mio e di Marco Businaro è stato “lavoriamo più che possiamo nel settore commerciale, compriamoci da soli tutta l’attrezzatura necessaria per lavorare, così riusciremo ad autoprodurci i nostri cortometraggi”. Semplice no?
Non solo, hai creato anche, insieme ad altri registi, l’Associazione Indivision. Per quali scopi avete fondato questa associazione?
Per farci forza tutti assieme! INDIVISION, nata a Padova ha l’ obiettivo di valorizzare il cinema indipendente. Siamo un gruppo di professionisti che hanno deciso di mettere da parte il lato economico ogni tanto, e fare cinema a proprie spese, contando solo sulle proprie fatiche. Le difficoltà sono enormi, ma se hai una buona squadra niente ti può fermare.
Nel 2010, sempre con Businaro, hai girato il mediometraggio “Crisi”. Di cosa parla questa opera?
Crisi raccontava di un operaio che una volta licenziato impazzisce e si scaglia contro il suo datore di lavoro fino ad ucciderlo. La Crisi era appena iniziata e io e Marco crediamo molto nel cinema di genere “sociale”, mai fine a se stesso. Anche il Demone dell’Acqua parla di immigrazione ma in realtà racconta tutta un altra storia.
Nel 2016, con Businaro e Indivision, hai curato la bellissima web serie “Onyros”, già da tempo disponibile gratuitamente su YouTube. A quali autori del cinema e della letteratura vi siete ispirati per questo progetto?
Onyros è un mix di cinema anni 80 a mio parere, un neo-noir. Siamo cresciuti con il cinema prodotto negli anni ’70-’80. In Onyros ci sono Lynch, Carpenter, Cronenberg.Fondamentalmente io adoro il cinema di genere italiano anni ’70 ed il new horror americano. Cerco di mescolare tutto questo nei miei lavori. Ovvio che ogni tanto non disdegno di perdermi dentro i film di Fellini, Lynch o Tarkovsky. Quella è arte allo stato puro, il resto è intrattenimento.
il demone dell'acqua
Il demone dell’acqua (2017) di Cristian Tomassini – Foto: ufficio stampa
L’anno scorso è arrivato il cortometraggio “Il demone dell’acqua”, molto apprezzato dal sottoscritto. Una lettura originale del dramma dell’immigrazione in salsa lynchiana e fantascientifica. Ci puoi raccontare la genesi del progetto?
Pensa che l’dea iniziale era un “fashion film”, volevamo quindi fare una cosa basata sull’ estetica, come possono essere i corti e gli spot sulla moda. Poi, stimolato dalle frequenti notizie sui migranti di quel periodo, mi sono chiesto: “Perché non raccontare questo tema in maniera diversa da quello che farebbero gli altri ?”. Quindi rendere la questione del “viaggio” con uno stile psichedelico ed estetizzante. In Veneto si girano molti lavori in costume, anche indipendenti. Così ho deciso di girare anche io in costume, ma di fare una cosa completamente diversa.
Ci sono state particolari difficoltà nel realizzare un progetto così ambizioso e impegnativo come “Il demone dell’acqua”?
Facendoci forza solamente con la nostra passione e credendo nel progetto, noi di Indivision siamo riusciti a realizzare qualcosa di grandioso. Questa è la premessa. Dopodiché, per “Il demone dell’acqua” le difficoltà tecniche e logistiche sono state enormi. Non avevamo idea di come rendere il continuo scorrere dell’acqua nel film, per esempio, non c’era budget. Lo scenografo Tommaso Luzi ha risolto, ideando a una serie di congegni e pompe. La ricerca dei costumi e degli oggetti di scena anche è stata complessa – per il protagonista volevo un mix di abiti militari che dovevano rappresentare tutti gli eserciti europei. E che dire della scrittura del cortometraggio – sarebbe bastata una falla per rendere tutto ridicolo. Se non è successo devo ringraziare il mio co-sceneggiatore, Silvio Marotta.
Cosa ne pensi della situazione del cinema indipendente veneto degli ultimi 10 anni?
In realtà non conosco molto il cinema indipendente in Italia anche se credo di farne parte. Le difficoltà vanno superate.  Due anni fa io ed un gruppo di colleghi del Veneto abbiamo fondato l’associazione INDIVISION con l’obbiettivo di fare cinema indipendente, abbiamo prodotto alcuni corti tra i quali il Demone dell’acqua e una web serie, Onyros, che si è fatta abbastanza valere ai festival dedicati. Tutto questo con pochissimi soldi ma tanto olio di gomito. Secondo me l’importante è prendere una camera e girare, indipendentemente dalla mancanza di denaro. Sì non ci si potranno permettere le attrezzature migliori, o le location più belle, ma con le idee giuste si può fare quello che si vuole.  Non serve girare dei capolavori, basta intrattenere per bene chi guarderà quello che produciamo. Questo è già un bel goal. Diciamo che se avessimo una certezza di essere distribuiti al cinema potremmo azzardarci autoproduzioni impegnative, o magari qualche imprenditore illuminato del Veneto (la mia regione) si fiderebbe a cacciare qualche soldo per vedersi nella sezione “prodotto da”…
Quali sono i tuoi film preferiti in assoluto?
Alien, Apocalypse Now, 1997 fuga da New York e molti altri!
Hai progetti in cantiere in questo periodo?
L’obiettivo primario sarebbe un lungometraggio, ma i costi sono insostenibili. Vorrei ambientare uno slasher movie qui nelle campagne venete, un classico film horror ma con un estetica particolare. Quasi un Fashion Slasher insomma.
Le cose più fattibili invece sono dei cortometraggi. Ne ho uno scritto che vorrei girare che parla di un ragazzo delle consegne di una pizzeria di paese che si trova in una casa “degli orrori”, vedrà l’inferno ma alla fine del film avrà un riscatto sociale enorme.
Le attività con l’associazione INDIVISION vanno comunque avanti, quindi il prossimo progetto è quello di essere attorno ad un tavolo con i ragazzi “del paesello” e decidere di fare ancora cinema.