alessandro d'alatri intervista
Francesco Arlanch e Alessandro D’Alatri
A seguito dell’intervista a Francesco Arlanch, sceneggiatore di The Startup, noi di CineAvatar abbiamo avuto il privilegio di fare una lunga chiacchierata con il regista Alessandro D’Alatri. Quello che segue è un riassunto dei 45 minuti di intervista appassionata.
The Startup è uno spot per i giovani. È un messaggio che passa sempre meno al cinema. Ma i giovani sono il vero valore aggiunto per il cinema?
Io credo che i giovani siano il vero valore aggiunto in generale, non solo nel cinema. Il futuro è in mano ai giovani e se la società non lo capisce è destinata a morire. Ho viaggiato molto e vedo il gap con gli altri paesi in cui i giovani creativi, nel cinema, possono iniziare a fare carriera sin da ventenni. La forza di un paese sta nell’unire i valori dei giovani con l’esperienza degli anziani. I giovani d’oggi che vengono mortificati sono colpiti da una forte disistima. Si chiedono: “perchè studiare? a cosa serve l’ambizione?”. The Startup è invece un film su persone che hanno una forte autostima e, questo, è un bene!
Viene da pensare a Matteo Achilli…
A tal proposito, avete visto cosa sta succedendo con lui? Ho visto sui social le persone che l’hanno attaccato, hanno un atteggiamento distruttivo senza che questo li porti a dire qualcosa di positivo. Sono Haters. Avete presente Fantozzi? era un personaggio stritolato. Ecco, gli Haters sono na sorta di “rivincita di Fracchia”, sono gli oppressi che sono diventati oppressori, dei personaggi interessantissimi, ci vorrei lavorare su!
In che senso?
Sarebbero perfetti per una serie TV! Sono mondiali, sono ovunque, li voglio studiare e costruire una storia.
La società Italiana, mostrata in The Startup, è molto graffiante. Secondo te viviamo in una società castrante o castrata?
Il film è uno spaccato della società Italiana, ho preso i due poli, Roma e Milano, per mostrare anche i contrasti. Siamo entrambe le cose: castranti e castrati. Negli ultimi anni si è superata la membrana che divide il vero dal falso. Quindi nulla è vero e nulla è più falso.
E questo confonde i giovani?
Eh certo! Sento sedicenni dire che sono finiti. Ma come? Come è possibile? Dovremmo preoccuparci. Pasolini diceva: “io non lamento la mancanza di modernità in questa italia, io lamento l’avere ucciso quella parte tradizionale del paese”. Quando distruggi la cultura, le tradizioni di un paese, perdi i confini, perdi la spinta vitale e diventi castrato e castrante.
Il futuro è un pericolo o una risorsa?
Io sono un ottimista, vedo il bicchiere mezzo pieno. Avete presente cosa ci dicevano quando avevamo la febbre? Che serve per crescere… Allo stesso modo i nostri genitori e nonni sono usciti dalla guerra e dalla crisi tirando fuori il meglio di sé.
Entra in gioco la resilienza quindi…
Esatto, il problema diventa però di prassi morale. Viviamo in una democrazia problematica… se devo guidare la macchina devo prendere la patente, però chiunque può andare a votare. A me fa paura il fatto che l’esercizio della democrazia non venga considerato come un momento alto della res pubblica, della cosa pubblica. Informarsi è importantissimo!
Torniamo agli haters…
Vi rispondo con Paolo XI, un papa poco conosciuto ma rivoluzionario che disse: “è finita l’era dei maestri, inizia l’era dei testimoni”. Se uno smette di essere il maestro in cattedra, l’hater dicevamo, e diventa testimone, dà l’esempio, cambia nel suo piccolo, questa è la rivoluzione più grande che può avvenire.
Gli attacchi a Matteo Achilli da cosa sono dettati?
La volontà dell’immobilismo. Questo è castrante: ognuno guarda al proprio orticello e blocca il vicino che fa strada. Se invece facessimo scudo creando una forte rete sociale, in cui ognuno si prende cura dell’altro, riusciremmo a uscire dalla crisi.
Cosa pensi che si debba fare?
Dobbiamo metterci tutti assieme e difendere il ragazzo. Dobbiamo dire di smetterla di criticare chi fa qualcosa. Dobbiamo schierarci tutti per chi fa qualcosa di costruttivo, non per chi distrugge.
Serve la religione?
No, non per forza. Serve invece la responsabilità sociale dell’individuo e le idee forti, non importa quali siano, ma indubbiamente servono valori a cui riferirci.
Quali sono per te i nuovi registi italiani promettenti?
Oggi è pieno di giovani registi promettenti ma, mi viene da fare una battuta, oggi un film non si nega a nessuno, tranne a chi lo sa fare. Oggi vediamo tantissimi prodotti, ma molti zoppicano. È così, quando tutti fanno tutto, non si riesce a trovare i veri talenti. Io mi chiedo, ma come mai non abbiamo più la voglia di produrre un film, che so, da quaranta milioni ed esportarlo all’estero? Vedo il cinema Francese, Spagnolo, Tedesco che affrontano il mercato mondiale con film da trenta milioni. Che senso ha per l’italia guardare solo il nostro piccolo mercato? Penso alla cinematografia di genere degli anni ’60 e ’70 e al fatto che oggi non ne fanno più. Ad un certo punto una certa critica di sinistra ha gridato al cinema d’autore come sinonimo di qualità, ma ha invece distrutto un’industria che funzionava.
Cosa diresti quindi ai giovani?
Che è inutile lamentarsi, se vi attaccano andate avanti. Andate dritti per la vostra strada. Il tempo, se avete ragione, ve la darà.
Ti ringraziamo tantissimo Alessandro per la cortesia e la tua disponibilità. In bocca al lupo per i tuoi prossimi progetti!
Gabriele Lingiardi e Andrea Rurali